Per chi votare, perche’ votare? 1
In una intervista rilasciata negli anni Ottanta Frank Zappa disse che, considerato che il presidente degli USA prende delle decisioni politiche che riguardano l’intera umanita’, dovrebbe essere l’intera umanita’ ad eleggere il presidente degli USA. La considerazione puo’ sembrare un po’ naif, ma pone giustamente il problema non solamente del rapporto tra governanti e governati, ma sulla coincidenza o meno tra la platea degli elettori e le ricadute delle decisioni politiche dei loro eletti.
Anche in Alto Adige da anni si pone, o si dovrebbe porre, la questione.
Cosa accadra’ domenica 22 novembre? Ancora una volta i 35 candidati di un partito si giocheranno circa la meta’ dei seggi del Consiglio provinciale e circa 400 candidati di altre 15 liste si contenderanno l’altra meta’. L’80% dei sudtirolesi che, in cambio di tutela etnica, ricchezza e buon governo ha sacrificato alcuni elementi fondamentali della democrazia, votera’ per quel partito che ha giustamente lottato ed ottenuto una forte autonomia provinciale in quanto minoranza nazionale, chiedendo quindi un trattamento politico che garantisse competenze e finanziamenti considerando gli enti locali e le minoranze elementi di democrazia e ricchezza, non misurabili solamente in termini numerici, i quali sicuramente eliminerebbero le minoranze. Una volta ottenuta questa autonomia, da anni viene gestita rispetto agli enti locali territoriali ed alle minoranze politiche ed etniche provinciali contando solamente i rapporti numerici, con una logica che conferma la famosa affermazione di Mussolini secondo il quale le situazioni ed i problemi delle minoranze non si possono risolvere, ma solamente capovolgere.
La maggior parte degli italiani per protesta votera’ per un partito che fino a pochi anni fa era postfascista, centralista, contrario all’autonomia ed anche al bilinguismo, che ha contribuito in maniera determinante a ghettizzare gli italiani dell’Alto Adige. Gli altri italiani ed una parte dei sudtirolesi voteranno per una miriade di partiti che riusciranno ad eleggere ognuno uno o due rappresentanti politici e che forse, come e’ accaduto nell’ultima legislatura nei Consigli provinciali di Trento e Bolzano, in seguito abbandoneranno i gruppi iniziali per formare raggruppamenti dai nomi spesso fantasiosi, costituendo delle one man band, senza partiti o movimenti di opinione alle spalle.
Il partito di maggioranza assoluta o relativa, fregandosene della mitica volonta’ popolare, giudichera’ unilateralmente ed insindacabilmente antiautonomiste e/o inaffidabili le forze politiche che avranno raccolto piu’ voti e, dovendo scegliere almeno due italiani da cooptare in giunta, li scegliera’ tra le persone che rappresentano i gruppi politici che possono garantire dei buoni rapporti con il governo nazionale – almeno finche’ Roma contera’ piu’ di Strasburgo -, o tra persone che si metteranno il cartellino con il prezzo piu’ basso al collo durante le trattative per la formazione della giunta provinciale, che in seguito gestiranno le loro competenze facendo spesso rimpiangere il centralismo romano o la stessa capacita’ amministrativa dell’SVP, favorendo gli imprenditori che hanno finanziato le loro campagne elettorali e collocando in posti di responsabilita’ persone dalle dubbie qualita’ professionali.
Da oltre vent’anni le cose vanno cosi’, determinando una frustrazione tra le minoranze politiche ed etniche provinciali che non riescono ad esprimere una classe dirigente all’altezza della situazione che si e’ creata conseguentemente all’applicazione del 2° Statuto, attuato con un notevole dispendio di ricchezza materiale, ma con altrettanto notevoli carenze per quanto riguarda la democrazia. Parlando del disagio delle minoranze locali non mi sembrerebbe il caso di parlare solamente di casa o lavoro, perche’ il confronto con le altre regioni italiane od austriache non reggerebbe, parlerei piuttosto della nomina da parte del potere politico locale dei giudici del Tribunale Amministrativi Regionale, che dovrebbe paradossalmente giudicare l’operato politico di chi li ha nominati, o del Rettore dell’Universita’, che dovrebbe garantirne l’indipendenza dallo stesso potere politico locale che lo ha nominato, dei mistilingui e degli immigrati che devono aggregarsi ad uno dei tre gruppi linguistici ufficialmente riconosciuti, falsificando in ogni caso la propria realta’ ed andando quasi sempre ad incrementare il gruppo localmente egemone.
La societa’ cambia sempre piu’ rapidamente e sui problemi concreti le persone di buon senso di tutti i gruppi politici ed etnici sono sostanzialmente d’accordo: garantire una buona qualita’ della vita per le popolazioni che abitano in questo bellissimo e ricchissimo territorio a prescindere dall’anzianita’ di insediamento, garantendo, ad esempio, il diritto ad una toponomastica plurilingue, all’autonomia culturale, dei sistemi scolastici e delle singole scuole, elementi che non costano niente, non vengono “sottratti all’altro” come i posti di lavoro o le case, per una reale integrazione che non deve essere confusa con l’assimilazione.
Scusate lo sfogo, ma l’ultima volta ho votato per Viola.
Allego l’originale del mio certificato elettorale, fatene quello che volete.
Bolzano, 20 novembre 1998.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 20 novembre 1998.