Politica & sindacato 1
Durante il governo di centrosinistra seguito al primo governo Berlusconi del 1994 – che aveva tentato inutilmente di iniziare a tagliare lo stato sociale partendo dal sistema pensionistico, riempiendo in questo modo le piazze di proteste sindacali come non accadeva da anni -, il saggio Agnelli ricordava che solamente una coalizione di centrosinistra poteva iniziare a tagliare lo stato sociale, soprattutto il sistema pensionistico, ed a privatizzare senza l’opposizione dei sindacati, oramai filogovernativi.
Un ragionamento simile si potrebbe azzardare nei confronti dell’atteggiamento dei partiti di centrosinistra e dei sindacati di fronte alla questione della guerra: se ci fosse ancora un governo di centrosinistra avrebbe un atteggiamento diverso rispetto agli USA ed alla guerra? Ed i pacifisti in piazza sarebbero ancora cosi’ numerosi o si ripeterebbe la situazione degli anni Novanta di fronte all’intervento italiano in Kossovo?
Basta avere una buona memoria e la lettura della realta’ e dei giornali puo’ diventare anche divertente.
Mi e’ capitato così di divertirmi l’altra sera, all’iniziativa della CGIL riguardante la “riforma Moratti”. Ho rivisto un mucchio di vecchi amici e compagni, un po’ invecchiati ed ingrassati rispetto agli anni Settanta, quando ho preso la tessera sindacale, ma soprattutto quasi tutti ben inseriti nelle presidenze, come collaboratori dell’Istituto Pedagogico e della Sovrintendenza.
Al tavolo dei relatori il segretario confederale della CGIL, il segretario della CGIL-scuola, un esponente della segreteria nazionale della CGIL-scuola e l’ex segretaria confederale della CGIL, attualmente assessora alla scuola.
Oggetto della interessante e coerente relazione del “nazionale” l’attacco, non presunto ma reale, del governo di centrodestra alla scuola pubblica, che si manifesta con una serie di iniziative che possono sembrare prevalentemente di carattere amministrativo, ma, se lette complessivamente, risultano essere un disegno politico. Proviamo ad elencarne alcune.
1) Le presidenze sono state accorpate/dimezzate ed i presidi trasformati in manager, con degli stipendi decisamente piu’ alti ma oggettivamente impossibilitati ad occuparsi anche di questioni didattiche.
2) La formazione professionale viene riconosciuta nell’ambito del periodo dell’obbligo scolastico.
3) Gli insegnanti di religione sono stati immessi di ruolo, pur avendo un riconoscimento della Curia che non corrisponde sicuramente ad un titolo di studio. Qualora la Curia ritirasse questo riconoscimento, lo Stato si troverebbe con insegnanti di ruolo senza titolo.
4) Il governo di centrodestra vuole immettere in ruolo migliaia di altri insegnanti senza titolo.
5) Lo stesso governo intende aumentare i finanziamenti alle scuole private, soprattutto a quelle confessionali.
6) Agli insegnanti di ruolo viene proposto di aumentare le ore di presenza frontale, in cattedra, in cambio di un sostanziale aumento di stipendio.
Qual e’ stata invece la politica del governo provinciale di centro”sinistra” in questo settore su questi argomenti?
1) Le presidenze sono state accorpate/dimezzate ed i presidi trasformati in manager, con degli stipendi decisamente piu’ alti ma oggettivamente impossibilitati ad occuparsi anche di questioni didattiche.
Obiettivo dichiarato della Provincia e’ quello di arrivare ad una sostanziale equivalenza in termini contrattuali, ma forse anche di organico, tra presidi e direttori degli uffici provinciali.
2) La formazione professionale viene riconosciuta nell’ambito del periodo dell’obbligo scolastico.
3) Gli insegnanti di religione sono stati immessi di ruolo, pur avendo un riconoscimento della Curia che non corrisponde sicuramente ad un titolo di studio. Qualora la Curia ritirasse questo riconoscimento, lo Stato-Provincia si troverebbe con insegnanti di ruolo senza titolo.
Presso la Sovrintendenza esiste anche la figura, unica in Italia, dell’ispettore per l’insegnamento della religione. Anche il secondo concordato Stato-Chiesa, quello siglato dall’ex socialista Craxi, analogamente al primo, siglato dall’ex socialista Mussolini, prevedeva delle eccezioni per i territori gia’ appartenenti all’Impero austroungarico: Bolzano, Trento e Trieste. Ancora negli anni Ottanta, quando l’interpretazione SVP dell’autonomia era ancora piu’ etnica e meno territoriale di quella attuale, DC ed SVP pensarono bene di dare dei chiari segnali in nome della convivenza, considerando per una volta altoatesini e sudtirolesi popolazioni dalla comune e antica religiosita’, obbligandoli a ricevere l’insegnamento religioso diversamente da cio’ che accadeva nelle altre province italiane.
4) Il governo locale continua ad immettere in ruolo migliaia di altri insegnanti senza titolo. Conseguentemente alla provincializzazione della scuola il Patentino di bilinguismo rilasciato da un funzionario dell’Autonome Provinz Bozen vale, per la compilazione delle graduatorie per gli aspiranti all’insegnamento, piu’ di una laurea rilasciata dal rettore di Oxford o di un dottorato rilasciato dal rettore di Cambridge. I giovani laureati e spesso bilaureati e/o in possesso di un dottorato, provenienti dalle altre regioni d’Italia, che giungono nell’atrio della Sovrintendenza, vengono guardati con sussiego dagli indigeni altoatesini, monolaureati ma bilingui patentati, che si sentono superiori degli italiani immigrati, ma evidentemente meno fortunati dei colleghi sudtirolesi, i quali, fino alla fine del secolo scorso (1999), potevano accedere ai ruoli dell’insegnamento anche senza laurea, perche’ il fascismo aveva chiuso le scuole tedesche dell’Alto Adige, settanta anni prima.
5) Lo stesso governo intende aumentare i finanziamenti alle scuole private, soprattutto a quelle confessionali.
Provate a vedere l’entita’ dei finanziamenti del governo locale alle scuole private, e vedrete che nemmeno Formigoni ambirebbe a tanto.
6) Agli insegnanti di ruolo viene proposto di aumentare le ore di presenza frontale, in cattedra, in cambio di un sostanziale aumento di stipendio.
Il nucleo sostanziale del contratto integrativo provinciale consisteva e consiste proprio nell’accettare la disponibilita’ di aumentare il proprio orario di cattedra di 2-4-6 ore in cambio di un consistente aumento di stipendio.
Luisa Gnecchi mi e’ anche simpatica, ma la preferivo da sindacalista. Ora, come assessora al lavoro ed alla scuola, quando deve parlare di scuola si comporta come quello studente che, dovendo rispondere ad una domanda sugli elefanti, ma avendo studiato solamente i lombrichi, rispose dicendo: “Gli elefanti sono dei grossi animali con una proboscide che sembra un enorme lombrico. I lombrichi si dividono in…”. E siccome e’ oggettivamente molto simpatica nessuno le fa notare che non sta rispondendo alle domande che le si fanno.
Abituati all’assessore precedente, uno abituato a salutare tutti in tre lingue e ad andarsene via, che comunque ha firmato da assessore alla scuola quelle linee programmatiche che ora, insieme alla legge statale sull’autonomia scolastica potrebbe cambiare la situazione nelle scuole, se vent’anni or sono si fossero posti il problema di preparare insegnanti in grado di insegnare le materie nelle seconde lingue, la Gnecchi e’ riuscita a parlare per mezz’ora al convegno del dicembre scorso organizzato da “Convivia” senza dire qual e’ la sua opinione sull’articolo 19 e, visto che negli stessi giorni la sua collega Kasslatter aveva tuonato che ci sono troppi italiani nelle scuole tedesche, ha candidamente affermato che lei e la Sabine sono in piena sintonia, a parte il fatto che lei (Luisa) e’ ben contenta quando gli altri (gli extracomunitari) si iscrivono nelle scuole italiane, mentre l’altra (Sabine) ha dei problemi quando gli altri (gli altoatesini ed i mistilingue) si iscrivono nelle scuole tedesche.
Ma la serata sindacal-politica dell’altra sera e’ stata chiusa dal solito brillante intervento dell’assessora che, giocando sul fatto che a Roma c’e’ un governo di centrodestra (che fa delle cose molto simili al governo locale del centrosinistra) ha ricompattato l’uditorio alla lotta ed all’impegno.
Per la sua rielezione.
Bolzano, 2 aprile 2003.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 3 aprile 2003.