Sull’utilità ed il danno dei nazionalisti1
In una giornata come questa, quando tutte le forze politiche democratiche ed autonomiste deprecano il nazionalismo che molto spesso alimentano piu’ o meno inconsapevolmente, vorrei scrivere alcune considerazioni sull’utilita’, il danno e’ nella terapia del nazionalismo.
1) L’utilita’ dei nazionalisti per gli storici risulta evidente nella nostra regione da sempre plurilingue. Nella loro ricerca ossessionante e ossessionata dall’idea di purezza etnica hanno lavorato per decenni per dimostrare le loro assurde tesi, spesso raccolte in riviste che non a caso nel loro titolo portavano il termine “archivio” (“Archivio per l’Alto Adige”, “Archivio Ticinese”, ecc.), relative agli uomini ed alle loro opere, ma anche alla flora ed alla fauna entro i “confini naturali”, segnati da Dio. Questo confine poteva anche essere spostato sempre piu’ a sud, come facevano i nazionalisti tedeschi, o sempre piu’ a nord, come facevano i nazionalisti italiani. Le ricerche sulle comunita’ tedesche nel Trentino e nella Lessinia di Christian Schneller sono molto simili a quelle sugli italiani e l’italianita’ dell’Alto Adige di Ettore Tolomei, che fu suo discepolo. Solo chi era animato da questo “sacro ardore” etnico e scientifico poteva impegnare l’intera esistenza per raccogliere simili entita’ di documenti e saggi, che possono anche risultare utili una volta epurati dalle interpretazioni strumentali. Quando, ad esempio, Tolomei segnalava la nascita di un italiano al Brennero prima dell’annessione e la indicava come un segnale tangibile di italianita’ del Sudtirolo, sbagliava sicuramente nell’interpretazione, ma nei dati era quasi sempre vero. Lo stesso discorso vale per i lavori di Schneller relativi ai tedeschi del Trentino. Oltre un secolo piu’ tardi i nazionalisti a noi contemporanei possono essere anche utili quando denunciano i torti subiti dal proprio gruppo etnico. Solo chi e’ animato da una concezione militante e non solo “amministrativa” della politica puo’ impegnarsi per raccogliere simili entita’ di notizie, che possono anche risultare utili una volta epurate dalle interpretazioni strumentali. Quando, ad esempio, i nazionalisti sudtirolesi denunciano situazioni nelle quali lo Stato italiano ha utilizzato o utilizza la sua forza a danno dei sudtirolesi, quasi sempre riportavano o riportano fatti reali, accompagnati da interpretazioni strumentali. Lo stesso discorso vale anche quando i nazionalisti italiani denunciano situazioni nelle quali la Provincia o molti comuni hanno utilizzato o utilizzano la loro forza a danno degli altoatesini. Quindi il valore informativo dell’attivita’ dei nazionalisti puo’ essere anche di una certa utilita’.
2) Perche’ puo’ essere pericolosa attivita’ dei nazionalisti. Perche’ la loro lettura della realta’ passata o presente e sempre selettiva e individua solamente quegli elementi che avvalorano il loro discorso politico, e risultano incapaci di vedere, prima ancora di denunciare, soprusi analoghi subiti dall’altro gruppo da parte dell’amministrazione che parla propria lingua. Cosi’ accade che nazionalisti altoatesini non vedono quello che lo Stato italiano nel ventennio fascista e nel ventennio della prima autonomia, in sinergia con la Regione italo-trentina del periodo, hanno fatto ai sudtirolesi. Cosi’ accade che i nazionalisti sudtirolesi non vedono quello che l’Alpenvorland o l’Autonome Provinz Bozen hanno fatto, in epoche diverse, con stili diversi e risultati diversi, agli altoatesini, seminando odio etnico che, come diceva Cesare Battisti, nella testa delle persone grette e ignoranti puo’ essere pericoloso con un revolver nelle mani di un bambino.
3) Come e’ possibile curare i nazionalisti. Nella sua “Pragmatica della comunicazione umana” Watzlawick sostiene che spesso le argomentazioni dei membri delle coppie dove la comunicazione e’ interrotta sono sostanzialmente identiche, ed ognuno addossa all’altro le stesse colpe. Un buon terapista di coppia puo’ pero’ lavorare sulla storia della coppia e fare in modo che i partner elaborino insieme la propria storia per cercare di individuare i punti di svolta evolutiva o involutiva. Anche per i complessi che affliggono i gruppi etnici in situazioni di maggioranze nazionali/minoranze locali e minoranze nazionali/maggioranze locali, come gli altoatesini ed i sudtirolesi, che a volte sono vere e proprie manie di persecuzione, lo studio della storia e l’analisi della realta’ presente, se non e’ selettiva ma quella proposta dai nazionalisti, puo’ essere di qualche utilita’ per capire che in questo territorio negli ultimi 100 anni ne’ i sudtirolesi ne’ gli altoatesini sono stati esclusivamente vittime ne’ esclusivamente carnefici, ma che il pendolo del potere spesso e’ passato da una parte all’altra riproducendo situazioni simili ed opposte. Come diceva Mussolini: “le questioni relative alle minoranze non si possono risolvere, si possono pero’ capovolgere”.
Sarebbe il caso che gli altoatesini ed i sudtirolesi riuscissero a capovolgere questa logica, “leggendo” o rileggendo insieme la propria realta’ passata e presente.
Siena, 23 aprile 2003.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 24 aprile 2003.