Minoranze dominanti e maggioranze minoritarie

 

Minoranze dominanti & maggioranze minoritarie1

La storia locale dovrebbe averci insegnato che i concetti di maggioranza e minoranza sono variabili a seconda dell’ambito territoriale e/o “tematico”. Non a caso ogni gruppo etnico di questa regione/Regione e provincia/Provincia, in nome della convivenza, fa il tifo per l’ente territoriale nel quale e’ maggioranza, lo Stato e la Regione o il Comune di Bolzano per gli altoatesini – maggioranza nazionale e regionale, minoranza provinciale, maggioranza comunale a Bolzano -; la Provincia per i sudtirolesi e i ladini – minoranze nazionali, maggioranze locali provinciali, minoranze comunali a Bolzano -. Quantita’ e qualita’ non sempre sono correlate. Gli altoatesini sono sempre stati minoranza locale, ma durante il fascismo ed il primo Statuto erano maggioranza politica, viste le scarse competenze provinciali. Di considerarli un gruppo locale non se ne parlava nemmeno: l’SVP ha sempre ribadito di considerarli lo Staatsvolk, come dire quello che resta della popolazione tolte le popolazioni storicamente insediate, e quindi con maggiori diritti storici. Per la sinistra questo ragionamento va integrato, sottraendo anche gli ultimi immigrati, anche loro giustamente considerati come gruppi dalle culture nazionali da rispettare. Quello che resta sono gli altoatesini, che sono stati talmente allocchi da credere di difendersi seguendo politicamente chi proponeva come slogan “Nessuna forma di autonomia! Siamo in Italia, parliamo l’italiano (e quindi non studiamo il tedesco)” – un ragionamento simile a quello del contadino che per fare un dispetto al padrone taglia il ramo sul quale e’ seduto – e non sono mai stati sinceramente autonomisti, pur rimanendo affascinati dall’efficienza e dalla ricchezza dell’amministrazione locale.

Visto che la fiducia reciproca non e’ mai stata molto abbondante, il secondo Statuto prevedeva all’art. 84 la possibilita’ per i gruppi linguistici localmente minoritari di richiedere la votazione del bilancio separata per gruppi linguistici, potendo bloccare quindi l’attivita’ amministrativa della Provincia. Qualche anno or sono Willeit, l’unico ladino del Consiglio provinciale, minaccio’ di ricorrere a questo articolo pur di farsi finanziare un progetto caro a lui e a molti gardenesi. Nelle elezioni successive l’SVP ha pensato bene di rimuovere queste inutili perdite di tempo. Visto che era stato garantito il posto in giunta per i ladini, gli ingenui veteroautoctoni pensavano ovviamente di sceglierselo loro l’assessore. Invece non solo anche l’assessore ladino, come quelli altoatesini, l’ha scelto l’SVP, ma la proposta di legge SVP per la riforma del sistema elettorale prevedeva che il posto in consiglio fosse garantito al ladino piu’ votato in provincia, non nelle valli ladine, e quale partito puo’ garantire ad un ladino di raccogliere voti anche “fuori valle”? Con la nomina di Mussner i ladini hanno avuto un assessore e l’SVP ha avuto un assessore in piu’. Semplice, no?

Non e’ detto che in futuro la stessa sorte non riguardi anche gli italici altoatesini.

Le elezioni politiche del 2001 hanno dimostrato che, con un semplice accordo di doppia desistenza, il secondo ed il terzo partito di un collegio elettorale creato per garantire un rappresentante degli altoatesini possono impedire l’elezione dei candidati alla Camera ed al Senato del partito sicuramente piu’ votato del collegio. Nel caso specifico il terzo partito ha fatto eleggere un proprio candidato, sudtirolese, mentre il secondo partito ha fatto eleggere un candidato bellunese proposto dai trentini e accettato dai sudtirolesi. E’ pur vero che esiste ancora, per ora, la quota del proporzionale, ma nel caso specifico il candidato era un siciliano imposto da Roma, boicottato dai trentini e subi’to dagli altoatesini, i quali, per fare un dispetto ai cugini trentini, hanno raccolto in poche ore migliaia di firme, come prova d’orgoglio per dimostrare la propria capacita’ di mobilitazione, per lo meno sulla rete telefonica piu’ che sull’opinione pubblica.

Gli ottimisti diranno che in questo modo i sudtirolesi votano per un sindaco o un deputato italiano del centrosinistra, e gli altoatesini del centrosinistra votano per un candidato senatore sudtirolese, superando quindi il blocco psicologico/politico del voto etnico, ma per come sono andate le cose negli ultimi anni non mi sembra che questa situazione abbia cambiato alcunche’ per quanto riguarda l’atteggiamento dell’SVP sulle questioni del censimento, della toponomastica, della proporzionale, del bilinguismo, delle scuole, ecc., insomma sulla necessita’ di trasformare l’autonomia per le minoranze nazionali in una autonomia territoriale, per tutti.

Agli inguaribili ottimisti ricordo comunque che lo Statuto prevede per l’SVP l’obbligo di prendersi in giunta due italiani, non necessariamente i due italiani piu’ votati. Provate a pensare una situazione come quella che vivono gli altoatesini a livello provinciale da vent’anni con un altro scenario storico, etnico o politico. Cosa avrebbe fatto l’SVP nel 1969 se lo Stato italiano avesse detto: “OK, vi concediamo l’autonomia provinciale. Ma, visto che molti di voi sono stati filonazisti fino a vent’anni or sono e altrettanti sono stati fiancheggiatori del terrorismo, sceglieremo noi quali saranno i rappresentanti politici sudtirolesi cui affidare i posti decisionali provinciali!” Pensate cosa farebbe l’SVP se una ipotetica maggioranza di destra italiana nel Consiglio comunale di Bolzano decidesse di cooptare in giunta due sudtirolesi come Kurt Pancheri della Lega, ad esempio. Lo Statuto sarebbe rispettato, gli elettori sudtirolesi un po’ meno. Provate ad immaginare cosa farebbero i partiti del centrosinistra italico virtualmente interetnico se fossero loro i piu’ votati da vent’anni, e l’SVP scegliesse la destra come partner di giunta. Nel primo caso l’SVP riorganizzerebbe un’altra adunata di Sigmundskron; nel secondo caso la sinistra riorganizzerebbe altre manifestazioni come quelle – giuste ed alle quali partecipavo anch’io – che venivano organizzate nei primi anni Settanta a favore della democrazia – localmente esercitata da partiti-fantoccio dell’imperialismo americano – in paesi che stavano all’altro capo del mondo, ma che ci sembravano comunque importanti.

Per come sono andate le cose negli ultimi anni, non mi stupirei se l’SVP garantisse prossimamente l’elezione di due italiani all’interno della propria lista o in una “lista civetta” – come quelle che lo Stato italiano finanziava ai tempi della prima autonomia – alle prossime elezioni provinciali, …in nome della convivenza e per spirito di servizio, con l’appoggio di qualche utile idiota che potrebbe vedere in questa politica l’inizio di una politica interetnica.

Bolzano, 6 ottobre 2004.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 7 ottobre 2004.