Autonomi, autoctoni & autistici1
L’odierna delibera della maggioranza provinciale formata dal partito piu’ rappresentativo del mondo sudtirolese e da due politici altoatesini cooptati da quest’ultimo dimostra, ancora una volta, che il Trentino-Alto Adige/Suedtirol non e’, come spesso si crede o si vuol fare credere, l’ultima regione governata dal Centrosinistra nel Nord governato dal Centrodestra, ma la regione che per gli etnofederalisti leghisti del Nord costituisce un modello da raggiungere per quanto riguarda l’autonomia del territorio, l’autogoverno reale, e la ricchezza del bilancio a disposizione.
Con questa delibera sono state fissate le quote d’immigrazione richieste per il 2011, corrispondenti ad 800 unita’ per le attivita’ stagionali, come l’agricoltura ed il turismo, persone che sono destinate ad andarsene alla fine della stagione, e 0 (zero) per gli altri settori, quelli dove normalmente l’occupazione e la residenza si trasforma e diviene stabile. La scelta e’ stata motivata con il fatto che l’allargamento dell’Unione Europea ha reso e rendera’ comunitarie persone che prima dovevano superare il setaccio dell’ammissione per quote; con il fatto che la crisi economica ha spostato in provincia nel 2009 5.000 immigrati provenienti dalle altre regioni d’Italia, 1.500 dei quali sono rimasti in provincia, e che la disoccupazione oramai riguarda anche la ricca provincia, che oramai conta da 8 a 10.000 disoccupati. Come dire: siamo autonomi, prima i nostri, gli autoctoni, poi si vedra’ se l’economia avra’ bisogno di altre braccia. Questa scelta viene dopo la polemica seguita alla sentenza che censurava la delibera provinciale con la quale si fissavano le quote di bilancio destinate ai sussidi per gli affitti da destinare agli immigrati, affermando candidamente che con l’esaurimento della quota nessuno avrebbe piu’ potuto esigere nulla, a prescindere dal reale bisogno. Come dire: siamo autonomi, prima i nostri, gli autoctoni, poi si vedra’ se l’economia consentira’ altri sussidi. Un ragionamento che, se pronunciato in bergamasco, farebbe indignare qualunque esponente del Centrosinistra, ma che dev’essere sfuggito ai due esponenti di tale coalizione cooptati in giunta, evidentemente in difficolta’ a seguire il dibattito in giunta, che notoriamente si svolge in stretto dialetto sudtirolese. Le delibere pero’ vengono ancora scritte, per ora, in Hochdeutsch e tradotte in italiano, e quindi non dovrebbe essere impossibile leggerle e comprenderle, invece di affermare candidamente di non averle lette prima di averle firmate, come e’ accaduto all’assessore alla scuola italiana lo scorso anno nella famosa delibera riguardante l’eliminazione dello stemma della Repubblica dai diplomi delle scuole locali. Sarebbe interessante proporre le letture di queste delibere in forma anonima, come “esercizi di attribuzione”, a diverse persone per valutarne la provenienza. Gli esercizi di attribuzione e la lettura comparata nella pratica didattica della letteratura e della filosofia sono oramai ampiamente utilizzati da decenni con ottimi risultati, perche’, mettendo a confronto diversi testi, sviluppano la capacita’ di analisi. Il metodo consiste nel porre all’attenzione degli allievi dei brani anonimi di diversi autori, appartenenti a diversi generi e a diverse correnti, sviluppatisi in periodi diversi, dopo avere ovviamente spiegato le caratteristiche degli autori, dei generi, delle correnti, ecc., ed invitarli ad attribuire il brano ad una corrente o ad un autore. Proviamo ad inviare i testi anonimi di queste delibere ad una commissione di esperti, invitandola ad attribuire queste scelte politiche ad una giunta di Centrosinistra o ad una giunta di Centrodestra a maggioranza leghista, ed aspettiamo serenamente l’attribuzione.
Tutto questo a condizione che i membri della commissione non siano pagati dall’Autonome Provinz e che non siano autoctoni, ma persone che vivano il presente ed i problemi che l’integrazione culturale pone in ogni parte del mondo, per evitare che l’autonomia premi gli autoctoni e li faccia diventare autistici.
Bolzano, 20 dicembre 2010. Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 21 dicembre 2010.