Il sindaco di Dobbiaco

Il sindaco di Dobbiaco1

Contro il dilagante qualunquismo, secondo il quale la politica sarebbe oramai una mera questione di interessi di lobby e di casta, priva di qualsiasi riferimento ideale, la lettura della cronaca politica, anche di quella relativa alla provincia della Provincia, puo’ riservare a volte delle interessanti e divertenti sorprese.

Anche in questa tornata elettorale una notizia interessante e divertente ci giunge dalla periferia pusterese dove, a Dobbiaco, e’ stato eletto un sindaco italiano, avvenimento che fa notizia in un periodo in cui gli altoatesini stanno scomparendo dalla periferia a causa della chiusura delle caserme conseguente all’abolizione della coscrizione obbligatoria, all’applicazione degli accordi di Schengen che hanno abolito le frontiere e determinato il trasferimento dei finanzieri, all’applicazione della proporzionale nel pubblico impiego, precedentemente feudo italiano, ed ad una politica del partito localmente dominante che non ha mai puntato all’integrazione ma alla ghettizzazione degli altoatesini ed all’assimilazione dei mistilingue.

In questa realta’ alle elezioni amministrative da 25 anni non si presentano piu’ i partiti tradizionali italiani, ma una aggregazione locale che si occupa sensatamente e pragmaticamente dello spazio che ancora rimane agli altoatesini della periferia: le scuole dell’obbligo nella propria madrelingua, qualche iniziativa culturale, l’applicazione della proporzionale che originariamente e’ stata richiesta per difendere le minoranze nazionali locali dalla prepotenza sporca ed inefficace dello Stato italiano, ma che ora puo’ servire in qualche modo a difendere la minoranza locale dalla prepotenza pulita ed efficientissima della Provincia tedesca, o perlomeno a rinviarne nel tempo gli obiettivi. Una aggregazione politica che e’ una sorta di reparto cure palliative politiche-sociali, per vivere dignitosamente, fino alla fine, tra l’indifferenza del gruppo localmente egemone e l’incomprensione, ed a volte la vera invidia, dei turisti che pagano per trascorrervi le ferie e pagherebbero per essere amministrati in maniera cosi’ efficiente.

Leader di questa coalizione elettorale e’ Guido Bocher. Nato oltre 60 anni or sono nel paese, di famiglia di origine trentina, si e’ laureato in agraria a Padova. Perfettamente trilingue, nel senso che si esprime benissimo in italiano, in tedesco, ed in dialetto pusterese, ha sposato una sudtirolese ed ha tre figli cresciuti orgogliosamente bilingue. Per trent’anni e’ stato funzionario provinciale nel settore dell’agricoltura e delle foreste, conquistando la stima degli operatori del settore, quasi tutti sudtirolesi, e dell’allora assessore Durnwalder, pusterese come lui. Bocher e’ una persona da sempre politicamente moderata, accomunata alla concezione pragmaticamente SVP di una politica intesa non come sfoggio di logorroici discorsi inconcludenti, ma della ricerca di una soluzione dei problemi concreti per il bene comune.

Ora, in seguito ad una strana congiuntura astrale, si ritrova sindaco della localita’ pusterese conseguentemente alla legge che ha obbligato l’SVP a non ripresentare il sindaco uscente ed alla scelta del partito di presentare ben due candidati sindaco, uno espressione degli interessi dei contadini ed uno del mondo dell’economia. Si potrebbe dire che a Dobbiaco e’ successo in piccolo ed in maniera etnicamente simmetrica quello che accade a Bolzano dal 1995: di fronte alla frammentazione elettorale della maggioranza della popolazione di un gruppo linguistico localmente preponderante il gruppo localmente minoritario, se compatto, riesce ad eleggere il sindaco, o quantomeno a fare eleggere un sindaco di proprio gradimento. Ma si potrebbe anche fare un’altra riflessione. Se un politico cattolico moderato e sicuramente autonomista, perfettamente plurilingue, territorialmente e socialmente integrato come Bocher non puo’ fare il sindaco solamente perche’, a differenza di molti altri, non si e’ opportunisticamente dichiarato tedesco al censimento, tutte le dichiarazioni SVP sull’impossibilita’ di affidare incarichi politici od amministrativi ad altoatesini perche’ non perfettamente bilingui o politicamente non sufficientemente autonomisti possono risultare pretestuose. Evidentemente per fare carriera e per esercitare il potere non e’ sufficiente imparare il tedesco, ma bisogna essere, o diventare, tedeschi.

Bolzano, 20 maggio 2010.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 22 maggio 2010.