Microtangenti & micromoralità1
Una ventina d’anni fa venne improvvisamente arrestato il geometra direttore dell’Ufficio manutenzione della Provincia autonoma di Bolzano per una lunga serie di microtangenti.
Si era all’epoca in piena tangentopoli ed eravamo tutti abituati a ben altri importi, ma la vicenda locale, basata su microtangenti in base ad incarichi conferiti con la chiamata diretta, perche’ inferiori al limite che richiede una gara, fece un notevole scalpore.
Il funzionario in questione era di origine trentina, era perfettamente bilingue ed aveva un cognome tipicamente noneso, di quelli che spesso caratterizzano anche i neosudtirolesi, ed uno di quei nomi che possono diventare italiani o tedeschi semplicemente aggiungendo una vocale. Sui media italiani veniva presentato come un sudtirolese, senza la vocale finale, mentre sui media sudtirolesi veniva presentato come un altoatesino, con la vocale finale.
Il personaggio era un mio vicino di casa, e nessuno si stupi’ piu’ di tanto dell’accaduto, visto il tenore di vita sostenuto, ma i commenti furono estremamente significativi della mentalita’ oramai diffusa, in seguito ulteriormente radicatasi, in base alla quale non si diceva piu’ “e’ ricco, ma e’ un ladro”, ma “e’ un ladro, ma e’ ricco”, ed e’ evidente che invertendo i termini nella frase cambia notevolmente il significato.
Qualche mese dopo si decise di sostituire l’amministratore e la maggior parte dei condomini era dell’idea di chiedere al famoso geometra-condomino la sua disponibilita’ a svolgere l’incarico. Quando facevo notare che si trattava di una persona che aveva confessato di avere chiesto ed ottenuto tangenti per conferire incarichi mi sentivo rispondere seriamente che, visto che era stato capace di fare cosi’ bene i propri interessi, avrebbe potuto fare altrettanto bene anche i nostri. Lui non divenne amministratore, ma quando alle elezioni politiche del 1994 vinse Berlusconi rimasi stupito meno di molti altri, visto che la mentalita’ e’ quella cosa che, come dice Le Goff, pur cambiando coi tempi, accomuna l’intera societa’, e la mentalita’ la si percepisce dalle piccole cose private, i vizi privati, piu’ che dai grandi discorsi pubblici, le pubbliche virtu’.
Le vicende di questi giorni riguardano un gruppo di persone, artigiani e funzionari pubblici che, dai nomi, fortunatamente non sembrano appartenere ad un unico gruppo linguistico, ma sfortunatamente ad un unico gruppo criminoso, una cricca che gestiva le manutenzioni degli alloggi IPES approfittando del fatto che, trattandosi di piccoli importi, non sono necessarie gare di appalto. Spesso l’SVP si e’ lamentata del fatto che, con l’obbligo delle gare di appalto, gli incarichi piu’ consistenti vengono vinti da imprese o da consorzi di imprese che hanno sedi in altre regioni, impedendo alle imprese locali di partecipare alle gare, non avendone i requisiti richiesti. Ma per questo tipo di piccoli incarichi, che sommati danno comunque importi rilevanti, dove il requisito richiesto sembra essere quello di avere rapporti di conoscenza, di parentela, affinita’ politica, di essere “uno di noi, uno del posto” non c’e’ nemmeno bisogno di un bando. Basta la parola.
Questo rende ancora piu’ evidente la necessita’ di controlli incrociati da parte di diverse magistrature, visto che nessuna amministrazione puo’ essere considerata tendenzialmente “sana”, e che il confronto con quello che accade nelle altre regioni italiane puo’ essere confortante sul piano dell’efficienza amministrativa e della ricchezza, ma non garantisce sempre correttezza amministrativa. Dal punto di vista antropologico il “familismo amorale” di cui parlavano gli antropologi degli anni Sessanta parlando della realta’ italiana, qui e’ integrato dall’”etnicismo amorale”, qualcosa in piu’, ma sostanzialmente un’ integrazione di cui non avvertivo la necessita’.
Bolzano, 11 giugno 2010.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 12 giugno 2010.