Proporzionale & merito1
Nel 1976 venne emanata la norma di attuazione sulla proporzionale, che giustamente doveva risarcire i sudtirolesi dall’espulsione dalle amministrazioni pubbliche perpetrata durante il fascismo e continuata durante la prima autonomia, gestita dallo Stato e dalla Regione trentino-democristiana. La norma avrebbe dovuto avere carattere risarcitorio e transitorio, si parlava di 25 anni, altrimenti si sarebbe trasformata in uno strumento discriminatorio ed assimilatorio degli altoatesini, minoranza locale di lingua italiana, sosteneva il deputato socialista Ballardini negli anni Sessanta.
Nel 1981, in occasione del primo censimento della popolazione attuato dopo l’emanazione dello Statuto del 1972, che prevedeva il passaggio delle competenze dallo Stato italiano e dalla Regione a maggioranza trentina e altoatesina alla Provincia a maggioranza sudtirolese, il sociologo Sabino Acquaviva, conoscendo lo stile italico e quello teutonico, preconizzava una inevitabile assimilazione della minoranza locale di lingua italiana in pochi decenni, conseguente all’applicazione della proporzionale combinata con la dichiarazione etnica decennale che avrebbe indotto i mistilingue e gli italiani/altoatesini bilingue a dichiararsi tedeschi, e consigliava, per evitare cio’, la creazione di due cantoni nella provincia di Bolzano, trasferendo e concentrando a sud tutti gli altoatesini ed a nord i sudtirolesi. Fortunatamente la sua proposta non venne mai presa in seria considerazione, ma sfortunatamente la sua analisi non venne mai discussa adeguatamente.
Stando ai dati dei censimenti nel 1971 in Alto Adige vivevano 138.000 italiani, 260.000 tedeschi e 15.000 ladini. Trent’anni dopo, nel 2001, vi erano 113.000 italiani (-25.000), 296.000 tedeschi (+36.000) e 19.000 ladini (+ 4.000), ed il censimento del prossimo anno – delle cui modalita’ di svolgimento si dovrebbe pur iniziare a parlare pubblicamente, vista la realta’ profondamente mutata rispetto all’epoca in cui lo strumento e’ stato ideato -, confermera’ il trend. Nel 2007 risultavano presenti in Alto Adige 32.000 stranieri, la cui presenza era numericamente irrilevante fino agli anni Ottanta.
Al dato quantitativo si aggiunge il dato qualitativo, come risulta ad esempio dalla proporzionale etnica dei primariati – senza entrare nel merito della differenza, pur importante, tra primariati di notevole importanza e primariati che in altre regioni sarebbero dei semplici servizi – e della dirigenza delle societa’ controllate dalla Provincia, dove, non essendo prevista la proporzionale, 10 direttori su 11 sono sudtirolesi.
Quando serve si applica la fredda e massiccia logica dei numeri e della proporzionale, altre volte si parla di merito, senza indicare i criteri in base ai quali si dovrebbe individuarlo. Accade cosi’ che tra i 43 candidati alla carica di Difensore dell’infanzia e dell’adolescenza si scelga proprio un esponente del partito membro del direttivo del Suedtiroler Jugendring, la federazione delle associazioni giovanili di lingua tedesca della provincia di Bolzano, anche dopo che un ricorso al TAR aveva annullato la precedente nomina del Difensore civico, condannando il Consiglio provinciale al pagamento delle spese legali per non avere seguito l’iter regolare e le corrette valutazioni previste per i candidati. Ma evidentemente il TAR, pur con giudici di nomina politica, e’ visto dalla SVProvincia come la Corte dei Conti e forse un giorno se ne chiedera’ la provincializzazione dell’organico – per una migliore gestione delle risorse locali ! – e della normativa – per una migliore gestione degli interessi locali ! -. E di rotazione etnica non si puo’ nemmeno parlare perche’, quando serve, si torna immediatamente alla proporzionale e alla logica dei numeri.
Del resto anche quei rari funzionari di lingua italiana tuttora presenti nei posti apicali sono scelti dai politici altoatesini scelti e cooptati a loro volta dall’SVP nelle maggioranze provinciali e comunali tra i politici meno votati e rappresentativi, con capacita’ progettuali e potere contrattuale pressoche’ nulli, e quindi l’SVProvincia decide direttamente o indirettamente tutte le nomine significative, la qual cosa non scandalizza ne’ imbarazza nessuno dei cooptati, dei cooptandi o degli aspiranti tali.
Ma francamente, perche’ scandalizzarsi ? L’esempio recente delle vicende professionali e giudiziarie dell’ex presidente dell’Azienda Energetica di Bolzano e Merano, un italianissimo esponente dell’ italianissimo partito di governo e di sottogoverno locale, in una delle poche aziende in cui gli italiani hanno un discreto margine di manovra, dimostra che il fatto che tutto il potere sia saldamente nelle mani del partito unico sudtirolese non sara’ molto democratico ed allettante per gli altoatesini, ma puo’ anche avere degli aspetti positivi e rassicuranti. Ve lo immaginate se questi dovessero gestire realmente e democraticamente il potere insieme all’SVP? Per fortuna che c’e’ Lui$, caro Lei!
Non e’ nemmeno il caso di condividere gli allarmismi degli ex fascisti poi post ed ora anti, i quali, sostenendo che l’SVP intende cacciare tutti gli italiani dall’Alto Adige, dimostrano ancora una volta che e’ il nazionalismo piu’ che l’onanismo a rendere ciechi ed idioti. L’SVP non ha alcun interesse a cacciare tutti gli altoatesini dall’Alto Adige. Una presenza quantitativamente ridotta e qualitativamente inconsistente di altoatesini, con dei politici italiani cosi’ assolutamente inutili, come quelli del Centrosinistra, o cosi’ dannosi, come quelli del Centrodestra, risulta utile e risultera’ indispensabile nei prossimi anni per motivare l’autonomia provinciale, con i suoi finanziamenti, le sue competenze ed i suoi privilegi, con Roma e con Bruxelles, come i ladini veri e quelli in via di costruzione del Trentino per i trentini.
E così ci si trova ancora a parlare di queste cose nel secondo decennio del primo secolo del terzo millennio.
Bolzano, 10 maggio 2010.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 12 maggio 2010.