Riforma della scuola1
Dovendo recepire la riforma Tremonti-Gelmini – dai nomi dell’ispiratore e dell’esecutrice della riforma – in Alto Adige, il Consiglio provinciale ha approvato una legge di riforma della scuola superiore.
Gia’ nel precedente governo di Centrodestra la ministra Moratti aveva cercato di portare un duro attacco alla scuola pubblica, fortemente contrastato dai sindacati confederali e dal Centrosinistra nazionale e locale, in quanto si intendeva:
1) accorpare le presidenze, dimezzando il numero dei presidi trasformandoli in manager, con degli stipendi decisamente piu’ alti ma oggettivamente impossibilitati ad occuparsi anche di questioni didattiche; 2) riconoscere la formazione professionale nell’ambito del periodo dell’obbligo scolastico; 3) immettere di ruolo gli insegnanti di religione, pur avendo un riconoscimento della Curia che non corrisponde sicuramente ad un titolo di studio; 4) immettere in ruolo migliaia di altri insegnanti senza titolo; 5) aumentare i finanziamenti alle scuole private, soprattutto a quelle confessionali; 6) agli insegnanti di ruolo veniva proposto di aumentare le ore di presenza frontale, in cattedra, in cambio di un sostanziale aumento di stipendio.
Qual e’ stata invece la politica del governo provinciale di SVP/Centro”sinistra” negli stessi anni in questo settore su questi argomenti, politica approvata anche dai sindacati confederali locali?
1) le presidenze sono state accorpate/dimezzate ed i presidi trasformati in manager, con degli stipendi decisamente piu’ alti ma oggettivamente impossibilitati ad occuparsi anche di questioni didattiche; 2) la formazione professionale viene riconosciuta nell’ambito del periodo dell’obbligo scolastico; 3) gli insegnanti di religione sono stati immessi di ruolo, pur avendo un riconoscimento della Curia che non corrisponde sicuramente ad un titolo di studio; 4) il governo locale ha immesso di ruolo fino al 1999 anche insegnanti senza laurea, perche’ il fascismo aveva chiuso le scuole tedesche dell’Alto Adige, settanta anni prima; 5) lo stesso governo provinciale ha sempre finanziato le scuole private, soprattutto quelle confessionali; 6) agli insegnanti di ruolo con il contratto provinciale del 1998 e’ stato imposto di aumentare le ore di presenza frontale, in cattedra, in cambio di un sostanziale aumento di stipendio.
Ora, in questo territorio che viene visto come un’isola del Centrosinistra nel Nord egemonizzato dal Centrodestra, ma che del Centrodestra in realta’ ha anticipato molti elementi anche nella politica scolastica oltre che in quella etnica – ricordiamo che il concordato Stato-Chiesa del 1984 prevedeva delle eccezioni per i territori gia’ appartenenti all’Impero austroungarico delle province di Bolzano, Trento e Trieste. Ancora negli anni Ottanta, quando l’interpretazione SVP dell’autonomia era ancora piu’ etnica di quella attuale, DC ed SVP pensarono bene di dare dei chiari segnali in nome della convivenza, considerando per una volta altoatesini e sudtirolesi popolazioni dalla comune e antica religiosita’, obbligandoli a ricevere l’insegnamento religioso, diversamente da cio’ che accadeva nelle altre province italiane ove era prevista la libera scelta – la SVP, partito pragmaticamente blockfrei che non perde occasione per raggiungere i propri obiettivi, coglie l’occasione della riforma Tremonti-Gelmini per attuare un suo vecchio progetto relativo al riconoscimento della formazione professionale al punto di riconoscere la maturita’ professionale con relativa possibilita’ di accesso universitario, in corsi di studi dove gli insegnanti spesso non sono ne’ laureati ne’ diplomati, ma tutti locali, come vorrebbe Bossi per la sua scuola dei Lumba’rd. Per gli altoatesini questo non sembra importante, ma per i sudtirolesi lo e’ certamente, vista l’importanza del settore artigianale nell’economia locale ed i numeri della formazione professionale.
Nelle scorse settimane, durante la discussione della Legge nella Commissione scuola del Consiglio provinciale, si era creata una sintonia tra Eva Klotz e l’SVP, che aveva portato all’eliminazione dal comma 2 dell’articolo 1 della legge del riferimento alla necessita’ di formare cittadine e cittadini consapevoli e plurilingui. Dopo la modifica risultava che le studentesse e gli studenti che avranno frequentato le scuole secondarie dovrebbero essere cittadine e cittadini consapevoli, ma non necessariamente bilingui. Nella discussione di questi giorni nel Consiglio l’SVP si e’ opposta all’emendamento del Gruppo Verde che reintroduceva la competenza del plurilinguismo tra quelle che dovrebbero essere acquisite dagli studenti delle scuole superiori della provincia/Provincia. Il subemendamento SVP non usa la parola “plurilingui”, ma cita “cittadine e cittadine consapevoli, particolarmente preparati nel campo della storia della provincia e dell’autonomia dell’Alto Adige e competenti in piu’ lingue, capaci di individuare collegamenti e relazioni, competenti nelle tecnologie della societa’ e dell’informazione”, a dimostrazione del fatto che le possibilita’ di raggiungere i propri obiettivi le usa tutte, ma non presta il fianco ad aperture che non ha mai voluto, anche se forse sara’ obbligata a recepire la norma della riforma che prevede l’insegnamento veicolare di una materia in una lingua straniera nell’ultimo anno, proposta da sempre osteggiata.
Approvata la legge, si trattera’ di demandare alla Giunta ed ai funzionari provinciali scelti e controllati politicamente l’emanazione dei regolamenti e delle interpretazioni della legge. Fino a quando la competenza era statale i funzionari locali dovevano limitarsi a tradurre in tedesco e/o ad applicare senza ampi margini di liberta’ decisioni elaborate a Roma, che comunque era molto distante geograficamente e politicamente. Ora che la competenza e’ provinciale, visti i rapporti di forza politici locali ed il fiato corto della politica sul collo, i funzionari delle intendenze dovranno applicare le scelte del partito localmente dominante, mentre a quelli dell’Intendenza scolastica italiana sara’ demandato anche il compito di tradurre tutto in italiano.
Bolzano, 17 settembre 2010.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 18 settembre 2010.