Scuola & simboli politici1
La recente vicenda della collocazione e della rimozione di oltre 700 simboli politico-partitici, spacciati per riferimenti territoriali, nella scuola elementare di Adro intitolata all’ideologo della Lega Gianfranco Miglio, da parte del sindaco leghista, che tanta indignazione ha generato tra l’opinione pubblica democratica italiana e tanta solidarieta’ col sindaco ha generato tra la popolazione locale, ci riporta l’attenzione sulla propaganda politica che usa i bambini, l’odonomastica e la simbologia a fini partitici.
I media hanno giustamente ricordato i riferimenti storici all’uso nella propaganda politica dei bambini, che immediatamente ci ricordano la felice infanzia passata ed il roseo futuro – che spesso si contrappongono al triste presente -, da parte delle ideologie totalitarie del secolo scorso e da parte dei partiti di massa della “prima repubblica”.
Ma anche la questione dell’odonomastica, quel settore della linguistica che studia l’intitolazione dei luoghi pubblici, e’ interessante per vedere come le ideologie ed i partiti che vi fanno riferimento abbiano utilizzato molte occasioni per fare l’apologia dei propri riferimenti ideologici, anche contro parti significative della popolazione, per ribadire il proprio potere, a volte estremamente momentaneo, nel territorio. La norma che prevede che non possano essere intitolate a persone scomparse da meno di dieci anni strade o edifici pubblici puo’ essere elusa con delle semplici motivazioni formali, come e’ stato gia’ proposto recentemente dall’SVP per quanto riguarda la piazza che si trova di fronte al Palazzo Widmann, l’emblema del potere politico locale, dove gia’ si trova la statua di Re Laurino – che molti vedono come il simbolo della latinita’, schiacciato da Dietrich von Bern, che molti vedono come simbolo della cultura germanica -, che sara’ intitolata a Silvius Magnago. Quindi in “Piazza Magnago” ci saranno i palazzi simbolici del potere politico etnico locale e la fontana che secondo molti storici rappresenta la sconfitta della latinita’, come dire fare strike a bowling o tombola con la nonna e le ziette.
Quindi la scelta di intitolare la scuola elementare di Adro ad un leader politico di parte recentemente scomparso non e’ assolutamente un unicum politico, e le ricerche sull’odonomastica locale potrebbero portare a raccontare simpatici aneddoti sui nazionalismi bipartisan, quelli sconfitti nel passato e quello tuttora al potere, che con i simboli continua a giocare, come e’ avvenuto nel maggio dello scorso anno, quando sono stati mostrati ai presidi in anteprima le nuove pagelle ed i diplomi della scuola locale, da cui era stato cancellato il riferimento al simbolo della Repubblica italiana, lasciando esclusivamente il riferimento alla Provincia. Preso atto dei nuovi diplomi, ho personalmente consegnato a questo giornale delle copie, e solo per questo ne e’ nato un caso che ha avuto una ribalta anche sui media nazionali, come nel caso di Adro. La proposta era stata avanzata da un gruppo di lavoro formato da funzionari provinciali tedeschi, nominati e fedeli al partito localmente dominante, e da funzionari provinciali di lingua italiana scelti da politici a loro volta scelti dall’SVP, meccanismo che spesso porta anche i funzionari degli assessorati italiani, come la scuola e la cultura italiana – ben contenti se il loro assessore competente e’ assolutamente incompetente, cosi’ comandano loro -, consapevoli che il loro assessore potra’ anche avere vita breve, ma il partito localmente dominante che controlla l’Amministrazione nella quale devono fare carriera assolutamente no, ad accettare anche l’inaccettabile ed illegale.
La delibera era stata ovviamente sottoscritta anche dall’assessore alla scuola italiana, che dopo il pandemonio mediatico dalle conseguenze anche ministeriali ha candidamente affermato di non saperne assolutamente nulla, scaricando tutta la responsabilita’ su un funzionario italiano. Durnwalder, per metterci una pezza, ha affermato che gia’ nel 1991 il responsabile dell’Ufficio legale della Provincia, il futuro sindaco Salghetti aveva gia’ espresso un parere favorevole alla proposta. Salghetti per una volta nella vita ha perso le staffe, ricordando che il suo parere riguardava la possibilita’ di aggiungere al simbolo della Repubblica il simbolo della Provincia, certamente non della possibilita’ di sostituire un simbolo con un altro.
E questo e’ uno dei problemi che hanno caratterizzato la realta’ locale degli ultimi cent’anni. L’azione politica e culturale dei nazionalisti che si sono succeduti negli ultimi novanta anni ha determinato una situazione paradossale, per cui in una terra autonoma, plurilingue e ricchissima, non solo culturalmente, che potrebbe essere un modello di laboratorio di convivenza per l’intera Europa, troviamo gli italiani piu’ antitedeschi ed i tedeschi piu’ antiitaliani d’Europa.
Chi ha sempre voluto imporre esclusivamente i propri simboli, non accanto ma al posto degli altri, pensando che sui pennoni ci sia posto solamente per una bandiera, la propria; che sui cartelli ci sia posto solamente per una toponomastica, la propria; che l’unico ente sovrano debba essere quello dove un gruppo e’ maggioritario, il proprio, alimentando un nazionalismo reciproco e diffusissimo nonostante l’opulenza, nega non solo il passato ma anche il presente ed il futuro di questo territorio.
Bolzano, 17 ottobre 2010.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 19 ottobre 2010.