Monumenti & ipocrisia 3

 

Monumenti & ipocrisia1

La citta’ e la provincia che si sono candidate a capitale europea della cultura dopo una polemica d’epoca ideologica sui monumenti d’epoca fascista sono state squassate da una polemica sui festeggiamenti dei 150 anni dell’Unita’ d’Italia che ha ricordato a tutti quanto ipocrita sia il modello di convivenza sbandierato quotidianamente.

Questa volta per primi sui media non ci sono andati i leader politici sudtirolesi, gli unici che contano veramente, anche perche’ poco interessati alla tematica di questo Stato per loro culturalmente straniero , ma l’assessore alla cultura italiana scelto dall’SVP e due funzionari scelti dall’assessore scelto dall’SVP, i quali hanno affermato che l’invito a partecipare ad una iniziativa della Presidenza del Consiglio dei ministri era arrivato tardivamente ed i costi per la partecipazione sarebbero stati elevati, dimenticandosi che la scadenza dei 150 anni era ampiamente programmabile e che spesso si spendono cifre enormi per iniziative di cui non sempre si avverte la necessita’ in termini di politica culturale, ma che risultano fondamentali quando si scorre l’elenco dei collaboratori lautamente pagati, tutti impegnati “in nome della convivenza”…

A togliere queste comparse dalla scena e’ immediatamente intervenuto Durnwalder, che ha ribadito che i sudtirolesi sono stati annessi contro la loro volonta’ ed hanno sempre richiesto di poter esercitare il diritto di autodeterminazione, diritto negato nel 1919 e nel 1945, ma obiettivo tuttora presente nello statuto del partito, dimostrando che la storia, quando fa comodo, non e’ assolutamente una, unica, unitaria, unificante ne’ condivisa, ma che i diversi gruppi possono avere diverse sensibilita’, interessi, opinioni, interpretazioni ! Il discorso del boss era perfettamente logico nel ribadire la distinzione tra cittadinanza e nazionalita’, che non corrisponde negli appartenenti alle minoranze etniche, anche a quelli che di fatto sono tornati giustamente padroni a casa propria, e se lo avesse fatto il segretario del suo partito nessuno avrebbe potuto dire nulla, ma pronunciato da una figura istituzionale come il Presidente della giunta provinciale e riferito ad una iniziativa della Presidenza del Consiglio dei ministri appare certamente la dimostrazione di scarsa cultura istituzionale da parte del Presidente della Provincia che e’ sicuramente e giustamente autonoma, ma tuttora e almeno per ora ancora parte della Repubblica italiana, anche se due anni fa l’assessore alla scuola italiana aveva sottoscritto una delibera con la quale si prevedeva di togliere il simbolo dello Stato italiano dalle pagelle e dai diplomi scolastici, lasciando solamente il simbolo della Provincia, idea che piacerebbe certamente anche al Bossi.

Le dichiarazioni del boss sono state aspramente contestate da ogni parte politica, soprattutto dal Centrodestra che non vedeva l’ora di poter parlare male del presidente di una amministrazione talmente ricca ed efficiente, soprattutto se paragonata a quella delle altre regioni italiane, da rendere frustrante ogni opposizione, dimenticandosi che nella stessa area politica ci sono esponenti, anche con incarichi governativi, che sulla cittadinanza italiana e sui simboli dello Stato hanno detto cose almeno simili e in alcuni casi anche peggiori, avendo tra l’altro meno argomenti storici, visto che i Tirolesi hanno costruito la loro identita’ etnica in oltre duecento anni con metodi tipici degli scorsi due secoli ed ottimi risultati dal punto di vista del partito che ne ha capitalizzato la storia, mentre i Lumbard ci stanno provando, con metodi e risultati quantomeno imbarazzanti, da soli vent’anni.

La questione e’ finita su tutti i media, non solo nazionali, ed ha suscitato anche la reazione del Presidente della Repubblica, solitamente poco attento a come viene gestita questa autonomia per quanto riguarda i diritti di quelli che non sono tutelati dalla SVProvincia, che in una nota ufficiale ha ricordato “… che il Presidente della provincia di Bolzano non puo’ parlare a nome di una pretesa “minoranza austriaca” dimenticando di rappresentare anche le popolazioni di lingua italiana e ladina e soprattutto che la stessa popolazione di lingua tedesca e’ italiana e tale si sente nella sua larga maggioranza”, suscitando il plauso di molti italiani indignati e le ire di molti sudtirolesi indignati che hanno dato alla definizione di “pretesa minoranza austriaca” il significato di “presunta minoranza”, affermando che loro non si sentono tedeschi: loro sono tedeschi, con un rapporto di sangue & suolo, anzi di Blut und Boden.

Neanche la timida richiesta sussurrata dai due assessori italiani cooptati in giunta, uno dei quali e’ il vicepresidente italiano della giunta, che potrebbe sostituire il presidente della giunta solamente se mancasse contemporaneamente anche il vicepresidente tedesco, quello vero, ha fatto cambiare idea al boss che, sotto stress, ha affermato che eventualmente il vicepresidente italiano potrebbe andare alle celebrazioni in rappresentanza della sola popolazione italiana della Provincia, a dimostrazione che, di fatto, i rappresentanti altoatesini della giunta provinciale sono stati cooptati a titolo etnico, per rispettare lo Statuto, anche senza rispettare la popolazione che dovrebbero rappresentare, e che il modello di convivenza e’ in realta’ un modello di convenienza, non sempre reciproca.

Bolzano, 2 marzo 2011.

Giorgio Delle Donne

1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 7 marzo 2011.