Il ruggito del coniglio1
Lo studio psicosociale di quelle strane alleanze politico-individuali che si realizzano in occasione delle elezioni risulta oltremodo interessante. Prima di tutto si mettono insieme persone che spesso si disprezzano, proprio perche’ si conoscono bene. Poi, con delle sedute di gruppo animate da leader carismatici, tanto piu’ efficaci quanto piu’ sono estranei alla realta’ locale, questi si convincono del sicuro successo elettorale del gruppo, ed anche l’ultimo arrivato e’ convinto di riuscire a farcela. In seguito, quando i risultati delle elezioni li fanno confrontare con la dura realta’, che non consente ad uno dei gruppi provinciali minoritari della consistenza di circa 110.000 persone, che si presenta diviso in dieci liste, di avere piu’ di un consigliere provinciale per uno, nella migliore delle ipotesi, per una ferrea e crudele legge matematica, ricominciano a disprezzarsi e a sputtanarsi socialmente ancora piu’ di prima, perche’ la conoscenza reciproca si e’ nel frattempo arricchita di ulteriori elementi. Il tutto fino alle elezioni successive.
I programmi elettorali della maggior parte dei raggruppamenti politici sono in realta’ abbastanza simili negli obbiettivi.
I partiti di centrodestra vogliono andare al governo con l’SVP, per difendere gli italiani dell’Alto Adige.
I partiti di centro vogliono andare al governo con l’SVP, in nome della convivenza e con spirito di servizio, per difendere gli italiani dell’Alto Adige.
I partiti di sinistra vogliono andare al governo con l’SVP, per difendere le conquiste dell’autonomia ed impedire che al governo ci vadano quelli di destra, che da vent’anni sono i piu’ votati dagli altoatesini.
I Verdi vogliono andare al governo con l’SVP, per trasformare l’autonomia dell’Alto Adige.
Visto che tutti vogliono andare al governo con l’SVP e che da vent’anni questo partito si sceglie deliberatamente e cinicamente gli assessori italiani da cooptare in giunta tra i meno votati e rappresentativi, tanto varrebbe chiedere subito a questo partito quali saranno i prossimi assessori italici, perche’ il responso delle urne da anni non viene preso in alcuna considerazione. Forse sarebbe il caso di chiedere al partito localmente dominante di fare delle chiare scelte politiche di campo, per trasformare una autonomia etnica in una autonomia territoriale, o di chiedere una modifica dello Statuto che obblighi questo partito a prendersi in giunta i politici piu’ votati dagli altoatesini, altrimenti la campagna elettorale diventa uno spettacolo inutile e noioso, come una partita amichevole tra la squadra di calcio campione del mondo e la nazionale dei cantanti. Ma li’ almeno fanno la beneficenza.
I consiglieri provinciali italiani erano 10 su 34 nel 1973, ma, considerando che il consigliere provinciale di lingua tedesca del PCI veniva votato dai militanti italiani fedeli alle indicazioni del partito, gli italiani eleggevano 11 consiglieri; 10 su 34 nel 1978, ma, considerando che all’epoca la maggior parte della militanza e dell’elettorato della Neue Linke/Nuova sinistra era di lingua italiana, gli italiani eleggevano 11 consiglieri; 10 su 35 nel 1983; 9 su 35 nel 1988; 10 su 35 nel 1993; 9 su 35 nel 1998.
Gli italiani erano il 33,3 % della popolazione al censimento del 1971; il 29,4 % della popolazione al censimento del 1981; il 27,6 % della popolazione al censimento del 1991; il 26,5 % della popolazione al censimento del 2001.
In valori assoluti gli italiani erano 137.759 al censimento del 1971; 123.695 al censimento del 1981; 116.914 al censimento del 1991; 110.206 al censimento del 2001.
In trenta anni ci sono poco meno di 30.000 italiani in meno, che da un punto di vista elettorale significa due-tre consiglieri provinciali in meno.
L’unica emozione elettorale riguardera’ l’effetto combinato degli altoatesini che “emigrano in Italia”, di quelli che “emigrano stando fermi” diventando sudtirolesi, e di quelli che votano SVP, che fara’ perdere ancora un consigliere provinciale italiano. Ora o tra cinque anni; nel centrodestra o nel centrosinistra. E la prossima riforma elettorale in ogni caso dara’ al presidente della Giunta provinciale la possibilita’ di scegliersi gli assessori italiani anche al di fuori del consiglio provinciale.
Non e’ il caso comunque di condividere gli allarmismi dei postfascisti, i quali, sostenendo che l’SVP intende cacciare tutti gli italiani dall’Alto Adige, dimostrano ancora una volta che e’ il nazionalismo piu’ che l’onanismo a rendere ciechi ed idioti. L’SVP non ha alcun interesse a cacciare tutti gli altoatesini dall’Alto Adige. Una presenza ridotta di altoatesini, con dei politici italiani cosi’ assolutamente inutili, come quelli del centrosinistra, o cosi’ dannosi, come quelli del centrodestra, risulta utile e risultera’ indispensabile nei prossimi anni per motivare l’autonomia provinciale, con i suoi finanziamenti e le sue competenze, con Roma e con Bruxelles, come i ladini veri e quelli in via di costruzione del Trentino per i trentini.
Il rapporto politico tra i partiti italiani, soprattutto ma non esclusivamente i partner di giunta, e l’SVP mi ricorda quella barzelletta che raccontava la storia del topolino che libero’ l’elefantessa da una dolorosissima scheggia conficcata nella zampa. Per sdebitarsi l’elefantessa si dichiaro’ disponibile a fare tutto cio’ che il topolino avesse voluto, e lui le chiese di lasciarsi possedere. Prima sbigottita ma poi anche divertita l’animale piu’ grande della foresta si sdraio’ sotto un albero di cocco e si lascio’ possedere dal minuscolo animaletto, dicendogli di avvertirla al termine del rapporto. Mentre il topolino si dava da fare come un forsennato per appagare il proprio desiderio il vento fece cadere delle noci di cocco sulla testa dell’elefantessa, che esclamo’: “Ah, ah!”. Ed il topolino disse: “Godi bella, godi!”
Come diceva Orazio nelle Satire: “Che cosa vieta di dire la verita’ ridendo?”
I sudtirolesi non riusciranno mai a capire per quale motivo gli altoatesini di centrodestra votino per tre liste diverse, come gli altoatesini di centrosinistra. Gli altoatesini non riusciranno mai a capire per quale motivo uomini e donne, padroni ed operai e perfino i Knechte sudtirolesi votino per lo stesso partito. Io non riusciro’ mai a capire per quale motivo l’affluenza elettorale in questa provincia, da parte di chi non vota SVP, sia ancora cosi’ alta.
Bolzano, 18 ottobre 2003.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull'”Adige” il 25 ottobre 2003.