Viktoria Stadlmayer e la storia locale del secolo scorso 1
Con Viktoria Stadlmayer passa alla storia un ulteriore tassello del mosaico del secolo scorso, che aveva robuste radici ottocentesche.
Nata a Bressanone da una famiglia nordtirolese, crebbe ad Innsbruck e si laureo’ a Vienna, dopo avere frequentato anche l’Universita’ di Berlino, nel 1941, con una tesi sull’identita’ tirolese nei cent’anni precedenti, gli anni che videro la trasformazione dei sentimenti nazionali nel nazionalismo e lo scontro tra le culture nazionali anche all’interno della regione plurilingue tirolese, dove le conseguenze della prima guerra mondiale riproposero in termini simmetrici e capovolti la realta’ dei rapporti di maggioranza/minoranza precedenti.
Collaboratrice del Gauleiter nazista Franz Hofer, si occupo’ dei problemi dei sudtirolesi optanti per il Reich. Nel 1959, in occasione della pubblicazione di un articolo nel quale ricostruiva l’incontro Hitler-Mussolini di Palazzo Venezia, il giornale “Alto Adige” la definiva “giornalista di regime”, ricordandone il ruolo delicato svolto negli uffici dei nazisti che si trovavano presso l’attuale sede dell’Istituto Marcelline di Bolzano e nei rifugi del Guncina, facendo intuire che il rapporto tra lei ed Hofer non fosse solamente di tipo politico e professionale.
Dopo un provvedimento di epurazione, gia’ nel 1948 era consulente del Governo austriaco per le questioni riguardanti il Sudtirolo, ed il suo ruolo divenne sempre piu’ importante con l’aggravarsi della situazione locale, che porto’ al “Los von Trient” ed alla “Notte dei fuochi”.
Fu una figura-chiave nei rapporti tra il Governo nazionale austriaco, quello regionale tirolese, l’SVP ed i principali esponenti del terrorismo, da lei considerato politicamente non opportuno in quanto avrebbe impedito la rivendicazione politica dell’autodeterminazione, che negli anni Sessanta sembrava ancora realistica, anche per gli sviluppi ed i successi dei movimenti indipendentisti ed anticolonialisti internazionali.
Arrestata per attivita’ antinazionale al Brennero nell’aprile del 1961, l’anno cruciale del terrorismo sudtirolese, la delegazione austriaca le riservo’ comunque un posto, come sempre, nell’incontro bilaterale che si svolse a Klagenfurt il mese successivo. Liberata nel mese di giugno ed espulsa dall’Italia, venne accolta al Brennero come un’eroina.
Da sempre critica nei confronti di Magnago, nei cui confronti pero’ non raggiunse le critiche che riservava a Riz, accusato di essere “troppo romano”, si oppose alla soluzione politica che porto’ al 2° Statuto di autonomia, e negli anni Settanta ed Ottanta non risparmio’ critiche a quei leader pragmatici che, a suo parere, avevano affogato il sentimento nazionale della minoranza sudtirolese nel mare dei soldi che lo Stato italiano versava loro annualmente.
Come tutti i fanatici nazionalisti aveva il culto per la nazione e l’ossessione della dimostrazione scientifica, nel senso della conoscenza storica, dei propri ragionamenti politici, e per questo era considerata un archivio vivente della questione sudtirolese.
L’utilita’ dei nazionalisti per gli storici risulta evidente nella nostra regione da sempre plurilingue. Nella loro ricerca ossessionante e ossessionata dall’idea di purezza etnica hanno lavorato per decenni per dimostrare le loro tesi, spesso raccolte in riviste che non a caso nel loro titolo portavano il termine “archivio” (“Archivio per l’Alto Adige”, “Archivio Ticinese”, ecc.), relative agli uomini ed alle loro opere, ma anche alla flora ed alla fauna entro i “confini naturali”, segnati da Dio. Questo confine poteva anche essere spostato sempre piu’ a sud, come facevano i nazionalisti tedeschi, o sempre piu’ a nord, come facevano i nazionalisti italiani. Le ricerche sulle comunita’ tedesche nel Trentino e nella Lessinia di Christian Schneller sono molto simili a quelle sugli italiani e l’italianita’ dell’Alto Adige di Ettore Tolomei, che fu suo discepolo. Solo chi era animato da questo “sacro ardore” etnico e scientifico poteva impegnare l’intera esistenza per raccogliere simili entita’ di documenti e saggi, che possono anche risultare utili una volta epurati dalle interpretazioni strumentali. Quando, ad esempio, Tolomei segnalava la nascita di un italiano al Brennero prima dell’annessione e la indicava come un segnale tangibile di italianita’ del Sudtirolo, sbagliava sicuramente nell’interpretazione, ma nei dati era quasi sempre preciso. Lo stesso discorso vale per i lavori di Schneller relativi ai tedeschi del Trentino. Oltre un secolo piu’ tardi i nazionalisti a noi contemporanei possono essere anche utili quando denunciano i torti subiti dal proprio gruppo etnico. Solo chi e’ animato da una concezione militante e non solo “amministrativa” della politica puo’ impegnarsi per raccogliere simili entita’ di notizie, che possono anche risultare utili una volta epurate dalle interpretazioni strumentali. Quando, ad esempio, i nazionalisti sudtirolesi denunciano situazioni nelle quali lo Stato italiano ha utilizzato o utilizza la sua forza a danno dei sudtirolesi, quasi sempre riportavano o riportano fatti reali, accompagnati da interpretazioni strumentali. Lo stesso discorso vale anche quando i nazionalisti italiani denunciano situazioni nelle quali la Provincia o molti comuni hanno utilizzato o utilizzano la loro forza a danno degli altoatesini. Quindi il valore informativo dell’attivita’ dei nazionalisti puo’ essere anche di una certa utilita’.
Perche’ puo’ essere pericolosa l’attivita’ dei nazionalisti? Perche’ la loro lettura della realta’ passata o presente e’ sempre selettiva e individua solamente quegli elementi che avvalorano il loro discorso politico, e risultano incapaci di vedere, prima ancora di denunciare, soprusi analoghi subiti dall’altro gruppo da parte dell’amministrazione che parla la propria lingua. Cosi’ accade che i nazionalisti altoatesini non vedono quello che lo Stato italiano nel ventennio fascista e nel ventennio della prima autonomia, in sinergia con la Regione italo-trentina del periodo, hanno fatto ai sudtirolesi. Cosi’ accade che i nazionalisti sudtirolesi non vedono quello che l’Alpenvorland o l’Autonome Provinz Bozen hanno fatto, in epoche diverse, con stili diversi e risultati diversi, agli altoatesini, seminando odio e rancore etnico che, come diceva Cesare Battisti, nella testa delle persone grette e ignoranti puo’ essere pericoloso con un revolver nelle mani di un bambino, odio o rancore etnico assopito ma non eliminato dalla ricchezza materiale dell’autonomia.
Con Viktoria Stadlmayer passa quindi alla storia un ulteriore elemento del secolo dei nazionalismi, delle dittature, delle deportazioni, delle razze e dei territori etnicamente puri. Il secolo scorso, fortunatamente.
Bolzano, 27 febbraio 2004.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 28 febbraio 2004.