La sorella scellerata di Santa Maria Goretti1
Santa Maria Goretti nacque nel 1890 a Corinaldo (Ancona). La sua famiglia emigro’ nell’Agro Ponentino, a Nettuno (Roma), e Maria, fin da piccola, dovette badare ai fratelli piu’ piccoli. A dieci anni le mori’ il padre, cosi’ dovette rinunciare a frequentare la scuola per dedicarsi alla famiglia. A dodici anni pote’ fare la prima Comunione. Molto devota e apparentemente piu’ grande della sua eta’, si occupava anche dell’educazione morale e religiosa dei fratellini. Nel 1902, un giovane diciottenne, che viveva presso di loro, la aggredi’ per violentarla e, alla resistenza dalla giovane, la colpi’ a morte. Ella prima di morire perdono’ il suo aggressore, dando un esempio significativo a tutte le donne, per aver difeso insieme alla propria verginita’ la dignita’ femminile, in obbedienza alla legge divina. Fu canonizzata nel 1950 da papa Pio XII. I suoi resti mortali riposano nel santuario di Nettuno, retto dai padri Passionisti.
(http://www.enrosadira.it/santi/m/mariagoretti.htm)
La sua biografia e’ stata proposta come un modello da imitare per generazioni di giovani cattoliche ma evidentemente come una scelta assurda da parte di ex militanti femministe.
Il Centrosinistra locale, sempre meno votato e progettuale, e’ arrivato ai massimi livelli istituzionali e ai minimi risultati elettorali. Prossimamente l’SVP sara’ costretta alla chiamata degli assessori esterni al Consiglio provinciale pur di avere personaggi di questo tipo in giunta. Ma, come sempre accade, basta avere un po’ di fantasia, capacita’ retorica e faccia tosta per dimostrare che cio’ non e’ assolutamente vero. Prendiamo le dichiarazioni della Gnecchi, ad esempio, che dopo i risultati catastrofici delle elezioni provinciali e’ riuscita a dire che la sinistra nel suo complesso ha avuto un buon successo, considerando il risultato degli Arbeitnehmer. E, dopo che l’SVP l’ha incoronata vicepresidente della giunta provinciale, togliendo agli italici le competenze sui trasporti e l’industria, e’ riuscita a dire con tono trionfante che per la prima volta questa carica veniva conferita ad una persona di sinistra, e anche donna, per giunta in Giunta, ribadendo, a chi le faceva notare la perdita dell’importante competenza sull’industria: “non sono loro che se la sono presa, sono io che gliel’ho data!”. Un discorso che potrebbe essere attribuito ad una ipotetica sorella scellerata di Santa Maria Goretti.
L’assessora Gnecchi ha esordito nei suoi discorsi pronunciati per un anno dopo la sua cooptazione in giunta nel 1998 ricordando che il Kapo’ aveva avuto 104.271 preferenze, mentre lei ne aveva avute solamente 2.302, e che non era possibile fare politica in Alto Adige contro la volonta’ del partito che rappresenta il 90% dei sudtirolesi. Un ragionamento fatto onestamente pochi anni prima anche da Romano Viola, un autonomista autistico ma onestico – esattamente l’opposto della Gnecchi, che riuscirebbe a parlare anche con i cadaveri, dicendo loro di trovarli ancora in perfetta salute -, considerato a torto un venduto ai tedeschi dai suoi stessi compagni di partito. Un giorno le ho ricordato pubblicamente e bonariamente che i due leader dei verdi e dei postfascisti avevano avuto, ognuno dei due, la somma delle preferenze che avevano avuto tutti e tre gli assessori italofoni che l’SVP aveva cooptato in giunta. Poi l’ex sindacalista arrabbiata ha iniziato una campagna per farsi definire assessora e non assessore. Mi e’ venuto in mente un bel libro di Lucy Irigaray, psicoanalista femminista militante negli anni Settanta, che ha pubblicato un libro intitolato Parlare non e’ mai neutro, nel quale spiega come la comunicazione sociale spesso riproduce acriticamente stereotipi di genere e d’altro tipo. Questo e’ sicuramente vero, occorre pero’ ricordare che anche stare sempre politicamente zitti non e’ mai neutro.
Ora, con lo stesso stile, la vicepresidenta della giunta provinciale potrebbe ricordare a chi, come me, parla di delegittimazione oramai ventennale degli esponenti italici della giunta provinciale, che il presidente e la vicepresidenta della giunta provinciale hanno complessivamente la bellezza di 114.756 preferenze, giusto la somma delle 110.051 del boss e delle 4.705 sue.
Il recente programma politico della giunta provinciale, che dovrebbe costituire un principio-guida della politica locale nei prossimi cinque anni, contiene riferimenti alla rappresentativita’ per le nomine e gli incarichi negli enti pubblici:
“Nei rapporti politici tra i partiti della coalizione occorre affermare un sistema di regole e di comportamenti che eviti tensioni e lacerazioni e che rafforzi il metodo del dialogo fondato sul consenso e la pari dignita’ tra le forze politiche e i gruppi linguistici. I partiti della coalizione concordano nella volonta’ di individuare, per le nomine e gli incarichi in enti pubblici, criteri che tengano conto, sia dei requisiti di professionalita’, competenza, e rappresentativita’ civile anche ai vertici, affinche’ a tutti i gruppi linguistici sia garantito il giusto principio della rappresentanza. In particolare occorre operare concretamente per garantire che all’interno del gruppo linguistico italiano possa radicarsi un ampio e condiviso senso di partecipazione al governo della cosa pubblica.”
L’applicazione pratica di questo giusto principio e’ stata l’ennesima cooptazione in giunta degli esponenti politici meno votati dagli altoatesini, ai quali sono state sottratte ulteriori importanti competenze, come accade oramai da alcune legislature.
Subito dopo, dovendo nominare il rappresentante italiano della Provincia per la Commissione dei 6, ed avendo gli ex democristiani litigato abbondantemente sul nominativo, l’SVP ha deciso che sarebbe stato meglio nominare il deputato bellunese eletto nella lista Ulivo-SVP Bressa e non Bolognini, come proposto dalla maggioranza del partito o Guerriero, come proposto dall’unico rappresentante istituzionale. Alla Gnecchi quelli di Rifondazione Comunista, i boy scout tontoloni della lista “Pace & diritti”, hanno chiesto di avanzare la candidatura di Gianni Lanzinger, ex deputato dei Verdi, ma la vicepresidenta della giunta provinciale ha risposto che non era opportuno proporre la nomina di una persona che in passato aveva espresso posizioni contrarie all’Autonomia (scritta in maiuscolo, ovviamente, vista la Sua sacralita’).
In seguito, avendo avallato in giunta la scelta dell’ennesima permuta etnica tra un primariato importantissimo passato da un altoatesino ad un sudtirolese ed un primariato di quelli che esistono solamente qui al paese, vista la sua inconsistenza, passato da un sudtirolese ad un altoatesino, la sorella scellerata di Santa Maria Goretti ha precisato, tra le risate e le arrabbiature, soprattutto di chi lavora negli ambienti ospedalieri, che non esistono primariati di serie A e primariati di serie B.
Ora gli ex democristiani (ecc. ecc.) che, nella speranza di scimmiottare il partito di raccolta sudtirolese, hanno tentato di creare una struttura sociopolitica simmetrica ma grottesca, un partito che 30 anni fa raccoglieva 32.990 voti ed ora ne raccoglie 11.180, moralizzatori della politica compresi, colgono l’occasione della fortunosa sostituzione del consigliere provinciale verde sudtirolese con un altoatesino per denunciare che la proporzionale nel consiglio provinciale e’ cambiata e quindi sarebbe opportuno modificare gli equilibri etnici della giunta.
Gli ex PCI (ecc. ecc.), un partito che 25 anni fa raccoglieva 18.776 voti ed ora ne raccoglie 11.572, cespugli e tontoloni boy scout compresi, invece di denunciare il rischio di una ulteriore etnicizzazione della politica, sostengono che la questione e’ politicamente rilevante.
I consiglieri provinciali italiani erano 10 su 34 nel 1973, ma, considerando che il consigliere provinciale di lingua tedesca del PCI veniva votato dai militanti italiani fedeli alle indicazioni del partito, gli italiani eleggevano 11 consiglieri; 10 su 34 nel 1978, ma, considerando che all’epoca la maggior parte della militanza e dell’elettorato della Neue Linke/Nuova sinistra era di lingua italiana, gli italiani eleggevano 11 consiglieri; 10 su 35 nel 1983; 9 su 35 nel 1988; 10 su 35 nel 1993; 9 su 35 nel 1998, 7 su 35 nel 2003.
Applicando al passato l’attuale schema politico, 30 anni or sono il centrosinistra raccoglieva 10 consiglieri su 11; fino a ieri 2 su 7 ed ora 3 su 8. La lettura inversa e’ ovviamente identica ma ben piu’ impressionante: 30 anni or sono il centrodestra raccoglieva 1 consigliere su 11; fino a ieri 5 su 7 ed ora 5 su 8. Di politicamente rilevante rimane il fatto che da vent’anni gli assessori altoatesini non li sceglie l’elettorato italiano ma l’SVP, togliendo loro ad ogni legislatura importanti competenze, e conseguentemente potere, autorevolezza e credibilita’. La proposta della Margherita di operare un rimpasto di giunta per adeguarla alla nuova composizione del Consiglio provinciale e quella della vicepresidenta di ancorare gli equilibri etnici di giunta al censimento etnico decennale sono una manna dal cielo per riempire il “vuoto di notizie” che da sempre caratterizza le estati politiche, ma maschera il “vuoto di rappresentanza e progettualita’” che da vent’anni caratterizza il centrosinistra locale. Detto e scritto da uno che, quando votava, non ha mai votato piu’ a destra del PCI.
Bolzano, 7 agosto 2004.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” l’ 8 agosto 2004.