Politica & matematica1
“Alle prossime elezioni manderemo definitivamente a casa questa coalizione SVP/Centrosinistra che non rispetta la volonta’ della maggior parte dell’elettorato bolzanino che ha votato come sindaco Giovanni Benussi”, affermavano in giugno in coro gli esponenti del Centrodestra dopo il diniego dell’SVP bolzanina – nonostante le dichiarazioni di disponibilita’ espresse da Durnwalder – ad entrare nella giunta comunale.
“Bolzano democratica protesta contro i miserabili pretesti che le impediscono a tutt’oggi di avere il suo sindaco, Luigi Spagnoli, eletto da piu’ del 50 % della popolazione”, affermava perentoriamente uno dei principali supporter del sindaco-ombra sul suo sito pre e post elettorale durante la fase di riconteggio delle schede pretestuosamente richiesta dal Centrodestra.
Entrambe le affermazioni erano e sono matematicamente corrette, ma politicamente sbagliate. Matematicamente corrette perche’ Benussi aveva effettivamente avuto al ballottaggio una maggioranza di 7 voti e Spagnoli ha effettivamente evitato il ballottaggio per 213 voti. Politicamente sbagliate perche’ 7 voti sui 52.289 votanti del ballottaggio di maggio rappresentavano lo 0,0133871 % della popolazione, cosi’ come 213 voti su 59.379 votanti di novembre rappresentano lo 0,3587126 % della popolazione. In entrambi i casi la maggioranza dal punto di vista matematico; il nulla dal punto di vista politico.
Andando a scavare sotto i numeri risulta pero’ evidente che i 7 voti del ballottaggio erano la punta dell’iceberg dei 5.230 potenziali elettori SVP/Centrosinistra che al ballottaggio hanno votato per Benussi o non sono andati a votare – dando comunque un chiaro segnale -, mentre Benussi senza alcun apparentamento al ballottaggio ha guadagnato oltre 2.000 voti.
Viceversa i 213 voti che hanno consentito a Spagnoli di evitare il rischiosissimo ballottaggio sono il residuo degli oltre 2.000 voti di vantaggio che la coalizione SVP/Centrosinistra possedeva potenzialmente e che si sono spostati ulteriormente verso il Centrodestra, sempre piu’ forte nei quartieri popolari.
Dal punto di vista matematico i rappresentanti della coalizione SVP/Centrosinistra erano e sono 27 su 50, la maggioranza, ma rispetto alle elezioni di maggio il socio di maggioranza della ditta aumenta il proprio capitale sociale da 8 a 11 consiglieri e, visto che la somma non cambia, il socio di minoranza perde altri 3 consiglieri. Mentre rispetto alle elezioni del 2000 la maggioranza ha perso in maggio 4 consiglieri, uno a testa per ogni partito di giunta, nelle elezioni di novembre ha mantenuto i seggi, ma la Margherita – il partito di riferimento del sindaco – ne ha persi altri 2, i Verdi un altro, i Dipietristi 1, le En rose d’ira non si sono presentate. Solamente i DS ne hanno riconquistato uno, tornando al livello precedente, mentre l’SVP ne riconquista 3, arrivando ad 11, come non accadeva dai tempi del terrorismo, il momento piu’ alto di lotta etnica e politica dei sudtirolesi.
Gli oltre 2.000 voti guadagnati dal socio di maggioranza sono sicuramente il frutto del lavoro “porta a porta” fatto dal partito, schockato dall’esperienza di maggio, quando, per la prima volta da 60 anni, ha rischiato di andare all’opposizione in uno dei 116 comuni della provincia, e dalla scelta dei partiti della destra nazionalista sudtirolese esterna all’SVP di non presentarsi alle elezioni, convogliando i voti sul partito e le preferenze sugli ultranazionalisti interni al partito, che non sono personaggi marginali ma ricoprono ruoli importanti, come il capogruppo del Consiglio comunale. Ma evidentemente in politica i voti, come i soldi, non hanno odore, quando vanno a proprio favore, mentre puzzano terribilmente quando sono contrari, cosi’ come la motivazione etnica del comportamento elettorale, cosi’ “logica, naturale e sacrosanta” se espressa nella propria lingua, assolutamente “assurda ed incomprensibile” se espressa dagli esponenti dell’altro gruppo. Con l’eccezione dei partiti del Centrosinistra italico, che giustifica il voto etnico del proprio partner che parla un’altra lingua purche’ questi lo coopti nelle giunte comunali e provinciali in rappresentanza della minoranza politica della minoranza linguistica territoriale e non lo capisce e lo condanna nel proprio ex elettorato che parla la propria lingua ma da anni vota per dei partiti che erano e a volte sono ancora contrari all’autonomia e/o all’uso che ne e’ stato fatto.
Oramai da vent’anni la maggioranza dell’elettorato altoatesino vota per dei partiti etnici, da sempre nemici della Provincia, mentre quasi tutti i sudtirolesi votano per un partito etnico, da sempre nemico dello Stato e della Regione, la qual cosa sarebbe sufficiente per smentire i corifei dell’autonomia e delle sue magnifiche sorti e progressive. Con una sostanziale differenza: il partito etnico sudtirolese e’ ovviamente al potere, quelli etnici italiani sono all’opposizione.
Bolzano, 15 novembre 2005.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 16 novembre 2005.