Politica & matematica1
La storia locale dovrebbe averci insegnato che i concetti di maggioranza e minoranza sono variabili a seconda dell’ambito cronologico, territoriale e/o “tematico”. Non a caso ogni gruppo etnico di questa regione/Regione e provincia/Provincia, sempre in nome della convivenza, fa il tifo per l’ente territoriale nel quale e’ maggioranza, lo Stato e la Regione o il Comune di Bolzano per gli altoatesini – maggioranza nazionale e regionale, minoranza provinciale, maggioranza comunale a Bolzano -; la Provincia per i sudtirolesi e i ladini – minoranze nazionali, maggioranze locali provinciali, minoranze comunali a Bolzano -. E tutti si sentono minoranza e rivendicano potere: e tutti lo esercitano contro le minoranze appena lo conquistano, o almeno vorrebbero farlo, come minacciato durante la campagna elettorale dalla destra radicale italiana, come fatto da decenni dall’SVP in Consiglio provinciale, riuscendo contemporaneamente a ghettizzare i rappresentanti della maggioranza degli altoatesini all’opposizione, ad umiliare i rappresentanti della minoranza degli altoatesini al governo e ad ignorare e boicottare le richieste di una societa’ interetnica provenienti dal mondo culturale, sociale, politico e sindacale che hanno realizzato associazioni politiche, sindacali, sociali e culturali interetniche in opposizione al modello sociale imposto dal partito dominante la societa’ ed i suoi risultati elettorali. Per dimostrare che un altro mondo – e un’altra autonomia – era ed e’ possibile.
La diversa considerazione nei confronti dei sentimenti nazionali delle popolazioni non solo non e’ elettoralmente redditizia per il Centrosinistra, che da vent’anni perde consensi, progettualita’, considerazione sociale, potere politico reale, ma e’ anche politicamente e culturalmente sbagliata, e costituisce il presupposto del razzismo. Pensare che i sentimenti nazionali di alcuni gruppi vadano considerati importanti e rispettabili, cosi’ come i partiti etnici che li rappresentano, e che i sentimenti nazionali di un altro gruppo non siano rispettabili finche’ i partiti che li rappresentano o che fingono di farlo non sono cooptati nei centri decisionali dai partiti etnici “buoni e rispettabili” poteva essere accettabile in condizioni di emergenza e per breve periodo vent’anni fa, ma ora e’ diventata una farsa politica che viene continuamente punita in termini elettorali.
A chi, a sinistra e tra i Verdi, dice giustamente che i sentimenti nazionali non sono degli elementi biologici ma delle costruzioni culturali, ricordo l’importanza politica e sociale di tali costruzioni, soprattutto tra la gente povera materialmente e culturalmente, e l’importanza di capire come sono state costruite queste identita’ e di come potrebbero essere trasformate con progetti politici e culturali concreti e non con ipocriti appelli retorici alla convivenza, che non risultano meno fastidiosi della retorica nazionalista. A chi cinicamente ricorda che ormai le identita’ etniche sono uno dei possibili criteri di spartizione delle risorse ricordo che non spetta ad uno degli attori sociali nominare il rappresentante dell’altro gruppo, pena la sensazione per gli appartenenti all’altro gruppo di sentirsi esclusi dal gioco ed il desiderio di riscatto alla prima occasione dove si sceglie nettamente tra il bianco e il nero, sia essa un referendum o un ballottaggio.
La sicurezza e la pari dignita’ dei gruppi costituisce il presupposto e non la conseguenza della convivenza e per superare giustamente la spartizione etnica del potere bisognerebbe prima arrivarci veramente. Oppure potremmo vedere di saltare, non superare, questa fase mai raggiunta, rendendo compatibile lo Statuto di autonomia della Provincia e lo Statuto comunale con la nuova situazione, di fatto (sociale) e di diritto (normativa: la riforma costituzionale italiana e l’Europa), che si e’ creata nel territorio provinciale e comunale negli ultimi vent’anni, a partire dal comune che, oltre ad essere capoluogo della provincia, ospita poco meno di un quarto della popolazione provinciale, l’80% degli altoatesini della provincia, la piu’ grande comunita’ di sudtirolesi della provincia, oltre 10.000 mistilingui, un centinaio di gruppi linguistici diversi, senza che nessuno si senta autoctono o straniero, maggioranza o minoranza, vincitore o vinto, con un forte progetto politico e sociale che non si basi solamente sulla buona e ricca amministrazione. Perche’ anche alle ultime elezioni comunali non ci sono stati realmente vincitori ed i vinti politicamente dei quartieri popolari del disagio sociale che non e’ bilingue e quasi sempre parla la stessa lingua sono sempre stati i vinti politicamente, socialmente e culturalmente e la sinistra deve dare una prospettiva e rappresentare anche queste persone e questi interessi e non solamente quelli dell’Ordine degli architetti e degli ingegneri. Perche’ anche i gruppi linguistici, come gli ordini professionali, spesso rivendicano, anche se confusamente, pari dignita’ e pari opportunita’.
Bolzano, 15 novembre 2005.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull'”Alto Adige” il 25 novembre 2005.