Cittadinanza & cittadini1
Presentandosi al giudizio della Corte d’Assise straordinaria che dal 1945 al 1947 giudico’ gli imputati di “collaborazionismo col tedesco invasore”, Joseph Mittermair, falegname accusato di essere stato uno dei piu’ crudeli aguzzini del Lager di Via Resia, si difese dall’accusa dicendo di non avere collaborato col tedesco, ma di essere tedesco. In effetti essendo nato a Nova Ponente nel 1910 era stato cittadino austriaco, e solamente lo spostamento del confine dovuto agli esiti della Grande guerra lo avevano fatto diventare, suo malgrado, cittadino italiano. Ma in occasione delle opzioni del 1939 aveva optato, come circa il 90 % della popolazione sudtirolese, per la cittadinanza tedesca del Reich, anche se gli eventi del 1943 non resero obbligatorio il trasferimento, visto che il Reich era arrivato ad inglobare, di fatto, l’Alpenvorland.
Nel corso del Novecento milioni di cittadini europei hanno cambiato cittadinanza pur rimanendo stabilmente residenti, in seguito agli spostamenti dei confini statali, particolarmente mobili in alcune zone. Milioni di persone hanno invece cambiato cittadinanza spostandosi da una nazione all’altra, emigrando per diversi motivi, non solamente economici, verso zone piu’ ricche o piu’ tolleranti e sicure.
L’emigrazione ha portato milioni di italiani in giro per il mondo ed anche in Alto Adige, dove le conseguenze della Grande guerra avevano spostato i confini e le politiche del regime avevano incentivato l’immigrazione di decine di migliaia di persone.
Spostamenti di confini e di persone sono una delle caratteristiche del secolo scorso, il “secolo breve”, che ora ci sembra gia’ cosi’ lontano, in questi primi anni del nuovo secolo dove l’immigrazione sembra avere fatto dimenticare le epoche precedenti, quando spesso le dinamiche erano uguali e contrarie.
Anche dal Trentino, attualmente una delle province piu’ ricche del ricco Nord-Est, dalla fine dell’Ottocento agli anni Cinquanta del Novecento sono emigrate decine di migliaia di persone, verso la Bassa Atesina, il Vorarlberg, il Belgio ed il Sud America. Negli ultimi anni alcuni politici trentini dall’impostazione etnicista propongono di dare la cittadinanza italiana ai discendenti dei Trentini emigrati oltre un secolo fa, dimenticandosi che all’epoca il Trentino non era ancora parte del Regno d’Italia, e quindi eventualmente si dovrebbe concedere a questi discendenti la cittadinanza austriaca.
Recentemente un deputato bellunese, eletto nel collegio elettorale di Bolzano, ha proposto di dare ai cittadini della provincia di Bolzano di origine tedesca e ladina la doppia cittadinanza, italiana ed austriaca. In una intervista televisiva trasmessa domenica scorsa per farsi capire meglio ha fatto l’esempio dei profughi giuliano-dalmati, cui l’Italia ha concesso la cittadinanza italiana nel secondo dopoguerra, dimenticandosi di spiegare per quali motivi queste persone si sono trovate costrette a fuggire in Italia e confermando che i confronti superficiali tra storie di minoranze lasciano sempre il tempo che trovano. L’SVP sembrava non aspettare altro che una proposta simile per rimettere in moto pretestuose argomentazioni etniciste di fronte alla concorrenza degli agguerriti partiti che stanno alla sua destra.
Tra le tante cose di cui avremmo bisogno in questa terra, per certi versi baciata dalla fortuna, sicuramente non inserirei questa proposta che non va nella auspicabile trasformazione, nel corso del tempo, di una autonomia duramente conquistata dalle minoranze nazionali oppresse durante il fascismo e non realmente autonome e tutelate durante la prima autonomia, in una autonomia territoriale, nella quale possano riconoscersi lealmente e partecipare con pari dignita’ politica e sociale anche gli altoatesini, oltre ai sudtirolesi ed ai ladini. Una cittadinanza data solamente a chi potra’ certificare l’appartenenza etnica in prospettiva storica va oltre la dichiarazione etnica decennale al censimento, che tanti problemi ha creato nella forma nominativa e non anonima nella quale purtroppo e’ stata applicata.
Nella famiglia mista dei miei figli, ad esempio, cresciuti naturalmente bilingue ed ora adulti e trilingue, per ora siamo tutti cittadini italiani, pur con culture nazionali diverse e/o plurime, viste come arricchimento reciproco, ma in futuro, se passasse questa proposta, io rimarrei col solo passaporto italiano, la madre dei miei figli avrebbe sicuramente un doppio passaporto ed i miei figli dovrebbero scegliere ipocritamente, come gia’ avviene nei censimenti etnici decennali, di rinunciare ad una parte della propria identita’ culturale ed optare se rivendicare il diritto anche alla cittadinanza austriaca in quanto discendenti di madre sudtirolese o no, in quanto discendenti di padre di origini lombarde.
Ma forse queste origini potrebbero essere kafkianamente utilizzate per rivendicare orgogliosamente una doppia origine austriaca: quella materna, in quanto discendenti di sudtirolesi, e quella paterna, in quanto discendenti di lombardi appartenenti al Lombardo-Veneto austriaco ottocentesco.
Per i leghisti Lùmbard e Veneti sarebbe una manna, che consentirebbe di continuare per altri anni con provocazioni di carattere politico camuffate da questioni etniche, cosi’ popolari e populiste; per i Trentini ed i Bellunesi potrebbe essere un’opportunita’, per “spiegare” storicamente ed etnicamente una autonomia trentina che sembra ai piu’ un privilegio ed una autonomia bellunese che potrebbe essere rivendicata anche per altri e piu’ nobili e moderni motivi. Ma anche i friulani potrebbero rivendicare una autonomia piu’ ricca in base a questi elementi, ed altre popolazioni europee potrebbero rivendicare la cittadinanza italiana in quanto parte, alcuni secoli fa, dell’Impero romano!
A me, fatta in questi termini, sembra un’altra inutile provocazione di cui francamente non avvertivo la necessita’. Piu’ che di un altro passaporto dato per motivi etnici pseudostoricizzati solamente ad una parte delle popolazioni punterei al passaporto dei singoli stati con la dicitura comune “Unione europea”, che dovrebbe garantire diritti e doveri di tutti i cittadini – oltre alla libera circolazione delle merci -, dando a tutti senza togliere a nessuno.
Bolzano, 14 gennaio 2010.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 20 gennaio 2010.