Toponomastica & cartelli indicatori1
Il recente accordo siglato a Roma tra il ministro per gli affari regionali ed il Landeshauptmann sudtirolese non ha risolto la questione della toponomastica, ma ha posto le basi per un’ulteriore diatriba che si trascinera’ per decenni.
L’accordo infatti non riguarda la toponomastica, che sara’ oggetto di un disegno di legge provinciale che verra’ presentato dalla sola SVP e non dalla giunta provinciale, ma la sostituzione dei cartelli indicatori recentemente installati dall’Alpenverein. Sull’operazione ci sono alcune inchieste aperte dalla magistratura e dalla Finanza, perche’ sembra certo che l’Alpenverein abbia utilizzato parte dei finanziamenti ottenuti sovrafatturando un servizio svolto su incarico della Provincia, rispettando la legge che prevede l’obbligo del bilinguismo, per finanziare la sostituzione dei 35.000 cartelli indicatori dei sentieri e delle localita’, che sono monolingui nell’80% stando ai rilievi della magistratura, e quindi non rispettano ne’ la legge ne’ tanto meno la popolazione di lingua italiana.
L’accordo non e’ stato reso pubblico da un comunicato congiunto, ma da due comunicati che ci fanno capire che le posizioni non sono perfettamente concordanti, ma servono per placare gli animi delle rispettive aree politiche di riferimento: il Centrodestra italiano, che fortunatamente non parla piu’ solamente di toponomastica italiana, ma di toponomastica bilingue, ed il partito etnico sudtirolese, che sfortunatamente persegue ancora l’obiettivo del monolinguismo quasi assoluto della toponomastica in nome della storicita’ delle denominazioni. I riferimenti ai cartelli posti dai privati e sui terreni privati e la decisione di non sostituire immediatamente i cartelli posti recentemente dall’Alpenverein, ma di farlo solamente al momento della loro necessaria sostituzione dovuta agli agenti atmosferici fanno pensare che la questione durera’ ancora decenni e si affianchera’, intrecciandosi, alla questione della toponomastica.
I cartelli indicatori delle localita’ quindi diverranno nel corso del tempo indicatori anche della paradossale situazione degli ultimi decenni, dove l’arroganza del partito etnico nazionale/nazionalista sudtirolese al governo viene giustificata dall’arroganza dei partiti italiani al governo dopo l’annessione e dopo la Liberazione. Su alcuni vecchi edifici si possono ancora leggere i nomi scritti solamente in italiano durante il fascismo; sulla cartellonistica sulle strade statali gestite dall’ANAS si leggono i toponimi bilingui con la precedenza alla lingua italiana; sulle strade ora gestite dalla Provincia i toponimi sono bilingui, ma con la precedenza della lingua tedesca; sulle strade comunali spesso i sindaci hanno anticipato l’obiettivo dell’SVP di cancellare ogni riferimento alla toponomastica ed all’odonomastica italiana; sui sentieri di montagna l’80 % dei 35.000 cartelli e’ monolingue in tedesco ed il 20 % e’ bilingue. Verrebbe da dire che le vie del Signore sono infinite, ma le denominazioni e le politiche dei nazionalisti, italiani e tedeschi, che si sono alternati al governo di questo territorio negli ultimi cento anni sono ancora piu’ numerose.
Ma il termine cartello e’ polisemico, ed oltre ad un pannello contenente indicazioni puo’ significare anche un’alleanza tra aziende in regime di oligopolio ai fini di controllare i prezzi del mercato o un’alleanza politica, come quella che si e’ creata l’altro giorno in Consiglio provinciale tra Eva Klotz e l’SVP, ed ha portato all’eliminazione del comma 2 dell’articolo 1 della Legge provinciale sulla riforma della scuola secondaria in discussione nella Commissione scuola del riferimento alla necessita’ di formare cittadine e cittadini consapevoli e plurilingui. Dopo la modifica risulta che le studentesse e gli studenti che avranno frequentato le scuole secondarie saranno cittadine e cittadini – ma forse qualcuno rimpiange ancora i sudditi ! – consapevoli, ma non necessariamente bilingui. Come la toponomastica. Anche in questo caso e’ un cartello indicatore.
Bolzano, 10 luglio 2010.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull’«Alto Adige» il 15 luglio 2010.