Il rischio di un’informazione provinciale1
Puntuale come l’imminente primavera, torna alla ribalta la richiesta dell’SVP di provincializzare la RAI.
E’ successo così anche per la richiesta di provincializzare la scuola: a partire dagli anni Sessanta il partito ci ha provato sistematicamente, le reazioni dei partiti italiani, prevedibili come le reazioni dei cani di Pavlov, si riproponevano sempre uguali, con il Centrosinistra incapace di vedere i limiti ed i rischi di questa politica per quanto riguarda la democrazia ed il Centrodestra incapace di vederne le potenzialita’, ed alla fine la proposta e’ passata.
L’SVP ottiene quasi sempre quello che vuole. Quando a Roma governa il Centrodestra l’SVP invia il falco Zeller a discutere con Calderoli, esponente del partito etnofederalista che vede nell’SVP il partito-guida, come era visto il PCUS dai comunisti negli anni Cinquanta, ed ottiene quasi sempre le proprie richieste.
Quando a Roma governa il Centrosinistra l’SVP invia l’ex falco ora colomba Peterlini, il quale ricorda di essere stato votato anche dai Verdi e da Rifondazione, ed ottiene quasi sempre le proprie richieste.
Anche le reazioni dei giornalisti locali sono state prevedibili, con i giornalisti della redazione italiana – abituati ad essere assunti ed a fare carriera nella filiale locale dell’azienda italiana quasi sempre per appartenenze politiche alle filiali locali dei partiti italiani – a manifestare preoccupazione per le possibili ingerenze politiche del partito localmente dominante, che si e’ sempre comportato nei confronti dei propri solerti collaboratori e sostenitori esattamente come i vituperati partiti italiani della mai sufficientemente criticata ed ora mai sufficientemente rimpianta “prima repubblica” che li ha garantiti. Forse temono di dovere mettersi in fila anche loro alle sei del mattino, mentre era oggettivamente piu’ comodo telefonare a Roma od andare di persona in Piazza Domenicani all’ora dell’aperitivo.
Nel 2004, commentando e criticando in questa sede la proposta dell’ex assessore provinciale Viola di trasformare i notiziari locali regionali del TG3, che sono gestiti da entrambe le sedi provinciali, in notiziari provinciali, avevo raccolto e pubblicato dei dati dai quali risultava che in regione c’erano 4 redazioni: quella di Trento, con un organico di 19 giornalisti; quella di lingua italiana di Bolzano, con un organico di 19 giornalisti; quella ladina di Bolzano, con un organico di 6 giornalisti; quella di lingua tedesca di Bolzano, con un organico di 26 giornalisti, per un totale di 70 giornalisti in una regione che conta complessivamente circa 900.000 abitanti. Era lo stesso organico della redazione lombarda, con due sostanziali differenze: 1) una trentina dei 70 giornalisti lombardi doveva realizzare programmi di carattere nazionale e quindi ne rimanevano circa 40 ad occuparsi della redazione del TG3 lombardo; 2) la popolazione della Lombardia comprende circa 9 milioni di persone, circa dieci volte la popolazione della regione Trentino-Alto Adige-Suedtirol.
L’analisi relativa all’organico era accompagnata dalla critica tuttora attuale per la scarsa presenza di trasmissioni relative alla realta’ locale nel palinsesto di lingua italiana, ancor piu’ evidente se confrontata con le analoghe trasmissioni in lingua tedesca e ladina.
Nella prima bozza del programma politico della giunta provinciale per la legislatura 2003-2008 vi era un riferimento al compito del servizio pubblico televisivo per quanto riguarda spazi di approfondimento locale anche in lingua italiana, ma nella stesura definitiva non si trova traccia di questo. Il partito che ha fatto di tutto per considerare sprezzantemente gli altoatesini lo Staatsvolk da escludere, anche culturalmente, dalla gestione dell’autonomia provinciale non ha evidentemente alcun interesse ad avere concittadini italiani bilingui e radicati. Ma i loro rappresentanti politici, oltre a spartirsi le poltrone di governo e di sottogoverno sempre nei ruoli di inutile vice, dovrebbero occuparsi seriamente anche di questo.
Gli approfondimenti delle tematiche provinciali non devono pero’ andare a scapito dell’informazione regionale, nazionale ed internazionale. E’ molto utile che gli altoatesini possano vedere cio’ che i trentini fanno con lo strumento dell’autonomia provinciale, da loro negato dal 1948 al 1972 e pienamente utilizzato a partire dal 1972, in condizioni assolutamente diverse per quanto riguarda la presenza di gruppi linguistici diversi e della loro rappresentanza politica. Vedere che nel Trentino accadono cose molto simili a quelle che accadono nel mondo sudtirolese dell’Alto Adige-Suedtirol, con un tessuto associativo estremamente ricco, articolato ed organizzato, dovrebbe fare capire agli altoatesini la peculiarita’ della regione in cui vivono, evitando quella logica di straniamento voluto o imposto che da sempre li caratterizza.
Anche le notizie sui reiterati tentativi della Provincia autonoma di Trento di controllare politicamente l’Universita’ e la ricerca e di non dare l’autonomia ai comuni possono essere utili: quando certe cose accadono a Nord di Salorno gli altoatesini le vedono sempre come un attacco etnico da parte dei sudtirolesi ed invece dovrebbero essere viste per quello che sono: una manifestazione di arrogante centralismo decentrato dallo Stato ed esasperato, prima alla Regione ed ora alle due Province, pur con le sostanziali differenze etniche e politiche.
Nel settore dell’informazione locale privata l’home page delle televisione Video 33, acquisita da un gruppo di imprenditori sudtirolesi dopo la scomparsa del fondatore Boesso, ed ora lautamente finanziata dalla Provincia, riporta orgogliosamente la scritta “La prima TV locale della Provincia di Bolzano”, e l’uso del maiuscolo dovrebbe essere un riferimento istituzionale piu’ che territoriale, ma potrebbe anche trattarsi di un errore. Ma le scritte pubblicitarie sugli autobus e sui mezzi aziendali non lasciano dubbi: “La prima TV locale della Provincia Autonoma di Bolzano”.
Auspichiamo quindi un’informazione sempre piu’ legata al territorio, ma che non escluda anche altri ambiti, visto che il territorio e’ fortunatamente autonomo ma sicuramente non autarchico, che non sia ne’ qualitativamente provinciale ne’ istituzionalmente provinciale, per evitare che la provincializzazione significhi, come nella scuola, passare da una burocrazia/potere statale alla burocrazia/potere provinciale.
Bolzano, 8 marzo 2010.
Giorgio Delle Donne
1 Editoriale pubblicato sull’ «Alto Adige» il 17 marzo 2010.